Cellule del sangue, ossa, apparato riproduttivo. Sono questi i bersagli della celiachia al femminile: le donne che non tollerano il glutine e non si sottopongono a una dieta di esclusione in un caso su due soffrono di anemia, hanno fratture più spesso e prima rispetto alle altre, e se sono riuscite ad avere una gravidanza hanno un rischio 10 volte più alto di aborto spontaneo, ritardo di crescita intrauterina, prematurità. Purtroppo nelle donne la celiachia è un ‘camaleonte’ che si nasconde dietro sintomi sfuggenti, spesso diversi dai classici disturbi gastrointestinali, e per questo resta spesso sconosciuta: stando alle stime dell’Associazione italiana celiachia (Aic), a fronte di circa 115.000 pazienti diagnosticate sono 300.000 le italiane celiache che non sanno di esserlo.
E’ pensando a loro che, in occasione della prima Giornata nazionale sulla SALUTE della donna del 22 aprile, Aic pubblica la guida ‘Donna&Celiachia‘ realizzata dal Comitato scientifico dell’Associazione e dedicata ai medici di base e agli specialisti coinvolti più spesso nell’assistenza alle donne, come i ginecologi, gli ostetrici e gli endocrinologi, per aiutarli a riconoscere se le loro pazienti siano celiache anche quando non presentino i sintomi classici della malattia. La guida, disponibile sul sito www.celiachia.it, sarà presentata ufficialmente presso il Senato della Repubblica il prossimo 27 aprile durante il convegno ‘Donne celiachia – Raccomandazioni cliniche’. L’obiettivo è far emergere dall’ombra le 3 pazienti con celiachia su 4 che a oggi sono ancora ignare della loro condizione, per evitare le numerose e gravi conseguenze dell’intolleranza non diagnosticata. L’attenzione alle donne è giustificata dai numeri: dei circa 600.000 casi di celiachia stimati nella popolazione italiana, ben 2 su 3 riguardano il sesso femminile.
Sono circa 400.000 le italiane con celiachia contro 200.000 uomini, ma in entrambi i sessi le diagnosi sono tuttora poche, nonostante crescano di oltre il 10% ogni anno, e i casi accertati sono appena 180.000 in entrambi i sessi. “Circa 300.000 italiane celiache – spiega Marco Silano, coordinatore del comitato scientifico Aic – sono ancora in attesa della diagnosi e non hanno neppure il sospetto di non tollerare il glutine, anche perché la malattia spesso si manifesta nel sesso femminile con sintomi lievi o a carico di diversi organi e sistemi. La sterilità senza altra causa, l’endometriosi, un menarca tardivo o una menopausa precoce, le alterazioni del ciclo e l’amenorrea sono disturbi frequenti nelle donne celiache non trattate, così come le fratture spontanee in donne giovani o l’anemia da carenza di ferro che si manifesta in circa una celiaca su due“. “Una celiachia non riconosciuta, inoltre – spiega – aumenta il rischio di problemi in gravidanza come aborti ripetuti, ritardo di crescita intrauterino, prematurità, basso peso alla nascita, taglio cesareo. In presenza di queste condizioni è opportuno sospettare che la paziente soffra di un’intolleranza al glutine e sottoporla ai test per verificarlo“.
La guida Aic dedicata ai medici vuole essere uno strumento per facilitarli nell’individuare la celiachia anche in assenza dei classici sintomi gastrointestinali, ma soprattutto un mezzo per far sorgere il sospetto diagnostico. “Per far emergere il gran numero di casi ancora sommersi – osserva Giuseppe Di Fabio, presidente di Aic – serve una valutazione attenta dei segni e sintomi lamentati dalle pazienti e la conoscenza delle camaleontiche modalità con cui la celiachia si può manifestare. Le stesse linee guida per il follow-up e la diagnosi della celiachia, pubblicate in Gazzetta Ufficiale ad agosto 2015, per poter essere efficaci non possono prescindere dal sospetto clinico della celiachia da parte dei medici, che devono perciò essere in grado di riconoscere i quadri clinici non classici, i più pericolosi per l’insorgenza di complicanze“. “La diagnosi precoce è fondamentale per assicurare alle donne celiache lo stato di SALUTE: una rigorosa dieta senza glutine determina la remissione di tutti i sintomi e segni della celiachia e permette alla donna di tornare a una normale vita riproduttiva, familiare, sociale e lavorativa. Ricordiamo sempre che la diagnosi di celiachia è un’importante operazione di prevenzione e, quindi, di contenimento della spesa sanitaria, perché una diagnosi precoce preserva da gravi complicanze, non solo dannose per la SALUTE e la qualità della vita dei pazienti, ma molto costose per la sanità“, conclude Di Fabio.