Prendersi cura del cuore anche – e soprattutto – dopo un infarto. Tenendo a bada, in particolare, il colesterolo ‘cattivo’ che deve restare al di sotto dei 70 mg/dl, per ridurre del 25% il rischio di un secondo evento. Nei primi due anni successivi all’attacco cardiaco, infatti, la probabilità di essere nuovamente ricoverati è superiore al 60% e nel 30% dei casi dipende da una nuova sindrome coronarica acuta. Colpa soprattutto delle difficoltà dei pazienti ad aderire alle cure che, già un anno dopo l’infarto si dimezza. Proteggere il cuore per evitare pericolose ricadute è il messaggio al centro della campagna ‘Amico del cuore: dopo l’infarto il colesterolo conta’, un progetto ‘di educazione’ promosso dall’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco), dalla Fondazione per il tuo cuore e da Conacuore onlus, con il supporto non condizionante di MSd.
Il percorso educativo-informativo, che si rivolge alle persone che hanno già avuto un infarto e alle loro famiglie, si incentra sull’open day nelle cardiologie italiane, in programma sabato 16 aprile. Un evento di formazione e informazione in contemporanea in 14 città italiane collegate via satellite. Attraverso il sito web www.amicodelcuore.it, un video e materiali informativi distribuiti nelle unità di terapia intensiva coronarica (Utic) e nelle cardiologie italiane si informeranno i pazienti sull’importanza di cambiare il proprio stile di vita, controllare regolarmente i valori del colesterolo, assumere con costanza le terapie prescritte e, se non si riescono a raggiungere i target terapeutici, rivolgersi al medico che valuterà terapie alternative. L’impatto delle recidive di infarto, ricordano gli specialisti, si può ridurre con una dieta equilibrata, l’attività fisica regolare, evitando il fumo di tabacco e, soprattutto, controllando i fattori di rischio, in particolare il colesterolo: tutte le evidenze indicano che mantenere stabilmente il colesterolo LDL al di sotto di 70 mg/dL diminuisce di circa il 25% il rischio di un secondo evento.