Storico annuncio NASA: scoperto il primo tunnel spaziale della nostra galassia

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La più grande scoperta della storia dell’Astronomia, il primo wormhole (tunnel spaziale), sarà annunciata oggi dalla NASA alla Comunità scientifica internazionale ed a tutto il mondo. La notizia sarà annunciata nel corso di una conferenza stampa che, salvo sorprese dell’ultima ora, sarà tenuta presso il Centro Spaziale di Houston (Texas) alle 11 ora locale (alle 18.00 ora italiana).

Un wormhole o cunicolo spaziale è un’anomalia nello spazio-tempo, scientificamente definita ponte di Einstein-Rosen, caratterizzata da una immensa gravità capace di “curvare” talmente lo spazio da consentire il passaggio quasi istantaneo tra due punti tra essi molto distanti.

wormhole2La notizia è stata coperta dal segreto di Stato fino a 2 ore fa (alle 24 di stanotte, orario di Washington), fin a quando cioè il presidente Obama ha stabilito (contro il parere del Pentagono) di desecretarla.

A causa dell’orario la NASA non ha ancora annunciato ufficialmente la conferenza stampa; dovrebbe farlo nelle prime ora della mattinata, quando in Europa saremo già in pomeriggio inoltrato, ma è certo che sarà tenuta alle ore 11 locali.

La notizia è stata fornita da un tecnico di origine italiana che opera in un Centro NASA. Il tecnico, che ricopre un ruolo di rilevo nel programma spaziale americano, ci ha fornito in anteprima notizia e dettagli. La conferma si è avuta grazie ad una involontaria quanto provvidenziale indiscrezione trapelata da una fonte vicina alla Casa Bianca. Infatti il presidente Obama parteciperà all’evento; non si sa ancora se di persona o in video conferenza.

La scoperta è avvenuta, come spesso capita, casualmente, ed è il frutto del lavoro svolto dall’equipe di astronomi che operano presso il VLA (Very Large Array), uno dei radiotelescopi più grandi del mondo, ubicato a Socorro, Nuovo Messico, USA e che utilizza una schiera di 27 antenne da 25 metri di diametro ciascuna).

Vediamo come si sia resa possibile.

Lo scorso 26 Gennaio l’equipe del VLA registrava una singolare radiazione elettromagnetica nella banda delle microonde: un segnale di ampiezza costante, composto da pacchetti codificati in codice binario; la trasmissione, della durata di 15 minuti, si è ripetuta ad intervalli di 4 ore nell’arco di 24 ore.

La radiazione sembrava provenire da ? Eridani, una stella appartenente alla costellazione dell’Eridano situata a poco più di 10 anni luce dalla Terra (? Eridani è la terza stella per vicinanza alla Terra, dopo Proxima Centauri e Sirio).

Gli scienziati americani, viste le caratteristiche della trasmissione, hanno subito escluso che potesse trattarsi di un fenomeno naturale ed hanno verificato, prima di ogni altra cosa, che l’emissione non fosse generata da una fonte terrestre.

Stabilito quindi, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la fonte della trasmissione si trovava effettivamente in prossimità di ? Eridani, nell’equipe del VLA l’iniziale incredulità lasciava a poco a poco il posto alla speranza che si fosse riuscito ad intercettare la prima comunicazione di esseri intelligenti extraterrestri.

La NASA veniva subito informata – i protocolli di sicurezza nazionale impongono che l’Agenza Spaziale Americana venga informata di qualsiasi evento classificato come USC (unknown space communication) – ed entrava subito in allerta, svolgendo tutti i controlli e le analisi di routine, che prevedono, tra l’altro, un confronto con tutte le trasmissioni inviate dalla Terra verso lo spazio a cominciare dal 1990 e che sono classificate in uno specifico database.

La NASA scopriva così che un messaggio radio con le caratteristiche di quello rilevato dal radiotelescopio del VLA, con la sola eccezione di una inversione di fase, era stato programmato nel sistema trasmittente di un satellite lanciato nel 2003 nell’ambito del programma SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence).

Il satellite lanciato nel 2003 era stato programmato infatti per emettere la trasmissione memorizzata ad intervalli di 480 ore, appunto secondo una sequenza di 15 minuti ripetuta ogni 4 ore per la durata di 24 ore e la sua vita era stata programmata fino al 2008.

il 25 Luglio del 2005 il satellite, quando si trovava ad una distanza di circa 44 milioni di kilometri dalla Terra, aveva improvvisamente smesso di funzionare ed era stato dato per disperso.

Le domande che si sono posti gli addetti del VLA sono subito state:

  • come era possibile che un satellite costruito per durare 5 anni era ancora attivo dopo 13?
  • come era possibile che il satellite avesse cessato ad un certo punto di funzionare per “ricomparire” dieci anni dopo in un punto dello spazio proprio a dieci anni luce di distanza?

E’ stata immediatamente attivata una serrata collaborazione NASA-VLA finalizzata a all’analisi della porzione di spazio attorno all’ultima posizione conosciuta del satellite, alla ricerca di eventuali “anomalie”.

La ricerca ha portato alla rilevazione di una “singolarità”, scoperta solo nel 2015 e classificata come PBH “possible black hole”, cioè “possibile buco nero” e dai cui effetti gravitazionali ne è stata stimata una massa pari a 3 x10-8 masse solari (circa 1/100 della massa terrestre), posizionata in orbita ellittica eliocentrica in un corridoio più o meno a metà strada tra Marte ed il nostro pianeta, alla distanza media di 185 milioni di kilometri dal Sole.

La rotta del satellite prevedeva un passaggio esattamente in prossimità di quella singolarità che, all’epoca del lancio, non era ancora nota.

L’analisi della registrazione dei dati telemetrici del satellite indicava una improvvisa quanto indecifrabile variazione di rotta subito prima della sua scomparsa. Le cause per un evento del genere potevano essere:

  • un impatto con frammenti di comete od asteroidi;
  • oppure l’influenza di un forte campo gravitazionale (come quello generato da un buco nero). La sonda però aveva dato ancora notizie di sé, quindi non poteva essere stata inghiottita da un buco nero.

Ma la contemporanea sussistenza di due dati certi quali il forte campo gravitazionale e la ricomparsa dell’oggetto a 10 anni di luce di distanza dalla sua ultima posizione conosciuta conducevano ad una sola, per quanto sbalorditiva, conclusione: il satellite era entrato in un wormhole.

A sostegno dell’ipotesi vi era anche la rilevazione dell’inversione di fase subita dal segnale radio, spiegabile quale effetto causato da una distorsione gravitazionale, in accordo con la Teoria della Relatività Generale. La ricostruzione poteva inoltre spiegare la ricezione del segnale emesso da un dispositivo che invece avrebbe dovuto essere ormai non più attivo. Infatti la trasmissione ricevuta dal VLA (come peraltro la luce della vicina stella dell’Eridano) era partita dal satellite 10 anni fa, cioè nel 2006, quindi prima della sua fine programmata. Ogni tassello coincideva!

Occorreva però la conferma che il satellite fosse rimasto effettivamente in funzione dopo il passaggio attraverso l’anomalia; cioè che non fosse stata solo la trasmissione a “passare” mentre il satellite era andato distrutto durante il passaggio.

Se l’emissione si fosse ripetuta a distanza di 20 giorni (cioè dopo 480 ore) si sarebbe avuto la conferma che il satellite era riuscito effettivamente a passare attraverso il cunicolo spaziale senza subire danni e rimanendo operativo.

Il 15 Febbraio è stata rilevata la medesima emissione del 26 Gennaio. La trasmissione, con la codifica rilevata in precedenza, è durata 24 ore consecutive: la conferma cioè è arrivata proprio dopo 480 ore dalla prima ricezione.

Dopo altre 480 ore, il 6 Marzo scorso, un’altra, identica trasmissione veniva captata dal VLA: la conferma era diventata certezza!

Se le rilevazioni nel loro insieme hanno rappresentato la prova dell’esistenza del wormhole, oltre al fatto che la sonda, nel suo attraversamento, non aveva subito deformazioni gravitazionali, la seconda e la terza di esse avevano anche fornito la certezza che l’attraversamento dell’anomalia non aveva comportato scostamenti sulla linea temporale: cioè il corso del tempo sarebbe lo stesso su entrambe le zone di spazio collegate. In pratica, due orologi posti  da una parte  e dall’altra del  tunnel segnerebbero lo stesso orario.  Ciò comporterebbe la classificazione dell’anomalia come “tunnel spaziale”.

Il dettaglio non è di poco conto in quanto, essendo stato ipotizzato che un wormhole potrebbe essere anche il canale di collegamento tra dimensioni temporali diverse o addirittura tra universi diversi, la certezza di avere a che fare con un “semplice” tunnel spaziale potrebbe semplificare la decisione di programmare una futura missione per un suo attraversamento, senza dover confrontarsi con i paradossi dei viaggi nel tempo o le incognite di ritrovarsi in universi paralleli.

La scoperta del tunnel spaziale è con ogni probabilità destinata a modificare i programmi di esplorazione spaziale in corso, infatti la NASA potrebbe realizzare con relativa facilità  un viaggio nei pressi di ? Eridani (cioè a oltre 10 anni luce da noi) giungendo di fatto  “solo”  ad una distanza a metà strada tra noi e  Marte.

Sempre secondo indiscrezioni si è appresa la notizia che durante la conferenza stampa sarà presentato un filmato con una simulazione inerente la scoperta del wormhole.

Scoperto il primo tunnel spaziale della nostra galassia: ecco il VIDEO del wormhole

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