Sembrerebbe che toccare parti intime di un robot possa provocare un pò di imbarazzo. A dichiararlo è un esperimento condotto da un gruppo di volontari alle prese con Nao, uno robot umanoidi più usati al mondo. Lo studio è stato coordinato da Jamy Li dell’Università di Stanford presentato alla conferenza dell’Associazione Internazionale sulla Comunicazione, in corso a Fukuoka on Giappone e mostra come davanti a robot con sembianze umane, le persone abbiano reazioni primitive. L’interazione tra questi due soggetti con il tempo diventeranno sempre più forti e l’aspetto delle macchine è il punto focale per far nascere un’empatia. Per Filippo Cavallo, esporto di robotica sociale della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa “l’esperimento dei ricercatori americani è in realtà un lavoro preliminare fatto usando un robot giocattolo molto diffuso e che potrebbe essere approfondito meglio utilizzando robot con sembianze davvero umane, di cui esistono numerosi esempi”.
“Più in generale – ha aggiunto – quello che si sta cercando in questi anni è di arrivare alla creazione di robot capaci di rilevare gli stati emotivi della persona che si trovano davanti. Capire ad esempio se sta annoiando l’interlocutore umano oppure se avvicinandosi troppo ne invade il cosiddetto spazio personale“.