Terremoti generati dall’attività solare: esiste una correlazione?

MeteoWeb

di Paolo Ernani * – Abbiamo  già trattato questo argomento nella parte terza del  libro “Effetto serra  e macchie solari“, Armando editore, pubblicato nel 2006. Cercheremo ora di riprendere quel  lavoro ed analizzare, questa volta, tutti quegli eventi sismici verificatisi in Italia  con magnitudo  inferiore o uguale a 4,0 della scala Richter. Il periodo preso in considerazione va dal 1950 al 2010. L’approfondimento di quella ricerca potrebbe consentire, sia pure in modo molto lato e prudenziale, di  predeterminare con  un certo anticipo (quasi la metà di un ciclo solare di 11 anni) la variazione del numero dei terremoti che potrebbero verificarsi  sul nostro paese. Abbiamo detto variabilità del numero dei  sismi non l’intensità  degli stessi ovviamente. Quando anni fa trattammo questo argomento eravamo partiti dall’assunto che nel momento in cui il sole tocca la sua massima attività tutti i fenomeni che accadono sulla sua superficie, e quindi anche sulle macchie solari, raggiungono, il questo specifico caso, la potenza più elevata. Nel caso di minima attività invece la potenza sarà chiaramente molto bassa. Nella fase di massima attività il sole emette enormi quantitativi di energia verso l’esterno. Trasportate dal vento solare nello spazio interplanetario, le particelle energetiche investono anche gli strati più elevati della nostra atmosfera. Nel momento in cui questo enorme flusso di energia giunge sul nostro pianeta genera  delle forti anomalie (specie in presenza di Brillamenti particolarmente  violenti). Per esempio: sotto la spinta  del vento solare carico di energia, oltre ad essere  più o meno fortemente deformato il campo magnetico terrestre,  si generano anche delle meravigliose aurore. La contrazione e dilatazione di tale  campo  da’ origine anche a delle interferenze sulle onde di trasmissione dei segnali radio, televisivi e satellitari che risultano così essere molto disturbati se non addirittura oscurati per breve tempo. E ancora. L’insorgere  di potenti  Flares il più delle volte può  provocare anche una forte instabilità del campo magnetico stesso il quale a sua volta (e questa è la nostra tesi), eserciterebbe un qualche stimolo sulle forze di bilanciamento preesistenti all’interno della crosta terrestre e quindi sulle placche tettoniche medesime. La conseguente interferenza sulle forze legate ai sommovimenti tellurici stessi  provocherebbe  nel contempo  degli squilibri prodromi di eventuali  nuovi moti tellurici più o meno intensi. Detto questo prendiamo ora in esame il lavoro di aggiornamento che abbiamo portato a termine  corredato pure da tre figure che vi aiuteranno  a seguire meglio quanto diremo. I dati relativi al numero dei terremoti e delle macchie solari sono tratti  da una ricognizione  effettuata in specifici siti scientifici. I dati grezzi delle 2 variabili in esame e cioè le macchie solari e i terremoti  sono state entrambe filtrate con il sistema delle medie mobili di 11 anni al fine di  eliminare le piccole onde ed evidenziare invece quelle più significative, le più importanti da esaminare insomma.

1111Nella fig. 1 sono riportati il numero dei sismi tramite una media mobile di 11 anni. Ne scaturisce  un profilo che evidenzia  un primo picco positivo di massima attività sismica verificatasi  negli anni 75-76 ed un altro picco positivo di poca entità nel 2004-2005. Sempre nella stessa fig.1 si evidenziano due picchi di scarsa attività sismica, ossia negativi. Di questi, il più importante si è manifestato intorno al 2003. Da notare infine la linea del trend che ci dice che il numero dei terremoti in 60 anni di osservazione è in graduale  diminuzione.

Nell’esaminare ora il secondo grafico (fig. 2), che delinea l’andamento del numero delle  macchie solari,  si possono notare, anche qui, la presenza di 2 picchi positivi e altri 2 negativi. Il massimo del numero delle macchie con il valore di 93,5  si registra nel 1955. Il secondo con il valore più basso di 90,6 si verifica invece nel 1984. Il periodi dove si ha invece un numero di macchie solari basso si identifica l’uno nel 1966 con un valore di 60,6 e l’altro molto  più debole di 45,0 nel 2005. Anche in questo grafico è visibile una linea di tendenza  in discesa verso valori minimi.

Le due linee di tendenza dei 2 grafici sono, come vedremo nella 3 figura, decisamente paralleli tra loro.  Ora se osservate con un po’ d’attenzione  questo grafico salta subito all’occhio la correlazione  inversa delle due variabili macchie-terremoti. Correlazione inversa che si evidenzia spostando di qualche anno verso destra  il grafico della macchie solari (quello in rosso). La variabile dei terremoti (curva blu) resta ferma sulla sua posizione finale del 2010 ma nel prosieguo del tempo  futuro seguirà,  con cammino inverso, la variabile solare sino al 2015. Più esplicitamente se la variabile macchie solari diminuirà ulteriormente, la variabile sismi invece tenderà ad aumentare. Tale aumento si invertirà (diminuisce) qualora l’altra variabile inverta la direzione di marcia aumentando il numero delle macchie solari  stesse. In definitiva numero delle macchie solari basse significa più terremoti, al contrario molte macchie solari  (queste, a causa del conseguente vento solare, produrrebbero una forte pressione sulle linee di forza del campo magnetico terrestre tale da  imbrigliare  e rendere  così  poco mobili le placche tettoniche stesse) uguale a pochi sismi.

* Colonnello dell’Aeronautica Militare

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