Una catastrofe. Con 235 morti accertati e oltre 1.500 feriti l’Ecuador si trova ad affrontare una situazione di emergenza dopo la scossa di terremoto di magnitudo 7.8 che ha colpito la costa settentrionale del Paese. “Si tratta di una catastrofe”, ha dichiarato il presidente del Paese, Rafael Correa, rientrato immediatamente dall’Italia dopo aver partecipato a un forum in Città del Vaticano per commemorare la pubblicazione dell’enciclica di Papa Giovanni Paolo II, ‘Centesimus annus’. “La priorità immediata è quella di salvare la gente sotto le macerie. Tutto può essere ricostruito, ma la vita non può essere recuperata, ed è questo che fa più male”, ha scritto su Twitter.
Il sisma si è scatenato sabato verso le 18,58 ora locale in un’area balneare tra le località costiere di Cojimies e Pedernales nella provincia di Manabì e adiacente alla vicina Esmeraldas, dove si sono avvertite scosse di assestamento. Il Geophysical Institute (IG) del Politecnico Nazionale, responsabile della sorveglianza sismica e vulcanica nel paese, ha detto che più di 60 scosse di assestamento sono state registrate sei ore dopo la scossa principale. L’Istituto non ha escluso che questo tipo di scosse possa continuare per ore o giorni. La scossa è stata avvertita anche in Colombia e in alcuni quartieri di Cali, capitale del dipartimento di Valle del Cauca, dove ci sono stati tagli di corrente e crepe negli edifici, ma nulla di particolarmente grave.
Il governo colombiano ha annunciato l’attivazione di un piano di emergenza al servizio dei cittadini in Ecuador. Lo stato di emergenza è stato dichiarato in sei province dell’Ecuador: Esmeraldas, Manabi, Guayas, Santo Domingo de los Tsachilas, Los Rios e Santa Elena. Sono già stati mobilitati 15mila soldati e 4.600 poliziotti nelle città più colpite dove i soccorritori stanno avendo difficoltà a raggiungere le numerose persone ancora intrappolate tra le macerie. Visitando la zona colpita dal terremoto, in particolare la località di Pedernales, il vicepresidente del Paese, Jorge Glas, ha fatto sapere “stanno arrivando scorte di cibo, acqua, sicurezza per gli sfollati. Stiamo cercando di ripristinare il servizio elettrico pubblico in alcune parti. Siamo in una situazione di emergenza in alcune parti del Portoviejo, in alcune zone di Manta”. Le autorità hanno fatto sapere che vi sono state 163 scosse di assestamento, soprattutto nella stessa Pedernales .
Nel frattempo, i leader mondiali hanno espresso solidarietà al Paese promettendo aiuti. Primo fra tutti, il premier italiano Matteo Renzi che su Twitter ha scritto: “La nostra protezione civile già in contatto con Bruxelles, a disposizione per aiutare l’Ecuador e il suo popolo #EcuadorEarthquake”. Anche il Segretario di Stato Usa, John Kerry, ha espresso le sue condoglianze, via Twitter, per le vittime del terremoto e ha offerto l’aiuto degli Stati Uniti per i lavori di ricostruzione.
“Le mie più sentite condoglianze alle vittime del terremoto in Ecuador – ha scritto – Gli Stati Uniti sono pronti ad assistere e sostenere il popolo ecuadoriano in questo momento difficile”. Un pensiero per le vittime è arrivato anche da papa Francesco nelal sua preghiera domenicale in cui ha invocato “l’aiuto di Dio e del prossimo” per concedere alle persone colpite “forza e sostegno”. Sostegno e aiuto sono arrivati anche da tutti i Paesi dell’America latina. Il segretario generale dell’Unasur, Ernesto Samper, e i presidenti di Bolivia, Colombia, Costa Rica, Perù, Panama, Paraguay, Messico e Venezuela hanno espresso le loro condoglianza promettendo aiuti per la ricostruzione.