E’ salito ad almeno 413 morti il bilancio del terremoto che sabato scorso ha colpito l’Ecuador. Circa 2.500 persone sono rimaste ferite: lo riferiscono le autorità locali, mentre continuano le operazioni di ricerca di eventuali sopravvissuti. “Temo che la cifra salirà perché continuiamo a rimuovere macerie, tra le quali ci sono segni di vita“, ha detto il presidente Rafael Correa. “Ci vorranno mesi e anni per ricostruire tutto questo, e costerà miliardi di dollari“. “Bisognerà ricostruire Pedernales, così come il centro di Portoviejo, il quartiere di Tarqui nella cittadina di Manta, tanti posti“, ha spiegato il presidente, sottolineando che si tratta della “più grande tragedia degli ultimi 67 anni, solo superata dal terremoto di Ambato, il 5 agosto del 1949“, nel quale si sono contate 5mila vittime.
Ieri sera sei persone, tra cui due bambine, una di tre anni e l’altra di nove mesi, sono state estratte vive dalle rovine di un hotel vicino alla città costiera di Manta. Intanto, a Portoviejo e Pedernales, due delle città maggiormente colpite, sono stati celebrati i funerali di alcune delle vittime. A Portovejo un uomo è stato estratto vivo sotto le macerie di un hotel: si tratta del direttore della stessa struttura (El Gato), Pablo Rafael Cordoba Canizares, rimasto intrappolato sabato sera dopo il crollo.
Il sisma di magnitudo 7.8 registrato sabato scorso intorno alle 19 – le 2 di domenica in Italia – ha colpito soprattutto la zona nordoccidentale della costa ecuadoriana, una regione poco popolata e nota per le sue spiagge. Il governo di Quito ha inoltre espresso la sua gratitudine ai Paesi che hanno offerto la loro collaborazione per lo operazioni di ricerca dei dispersi o delle persone rimaste intrappolate nelle macerie: Messico, Cile, Colombia e Cuba hanno già inviato gruppi di specialisti che si stanno coordinando con le autorità locali.