Il forte terremoto che ha devastato l’Ecuador del nord, è il frutto della collisione fra due placche tettoniche, che proprio in corrispondenza della linea di costa ecuadoriana si incontrano: si tratta della placca di Nazca e la placca Sud Americana.
Nella zona del terremoto, la placca di Nazca va in subduzione sotto la placca del Sud America ad una velocità di 61 mm/anno. La subduzione è il processo tettonico nel quale una placca tettonica, in collisione con un’altra, “affonda” scorrendo in profondità fino al mantello terrestre. In questo processo di scorrimento verso il basso si generano continui terremoti.
La subduzione della Placca di Nazca sotto quella Sud Americana è all’origine della formazione della imponente cordigliera delle Ande, catena montuosa nella quale sono presenti anche numerosi vulcani, tutti frutto di questo importante movimento tettonico.
L’area colpita oggi ha una lunga storia di eventi sismici catastrofici. Ben sette terremoti con magnitudo uguale o superiore a 7,0 hanno colpito il paese sud americano in un’area di 250 km dall’epicentro di oggi, a partire dal 1900. Come riporta il sito dell’USGS, i sismi più importanti sono avvenuti il 14 maggio del 1942 (magnitudo 7,8 ), il 31 gennaio 1906 (magnitudo 8,3). Un terremoto superficiale di magnitudo 7,2 avvenuto il 6 marzo del 1987 causò circa 1000 morti.
Non dimentichiamo che l’intera fascia pacifica del Sud America è colpita frequentemente da terremoti molto forti. Il più famoso è quello del 1960 in Cile, uno degli eventi sismici più catastrofici della storia, con una magnitudo 9,5. L’intera area è una delle più sismiche del pianeta, con una frequenza di terremoti elevata ed elevata magnitudo.