Al referendum anti-trivelle del 17 aprile “vado a votare e voto ‘no’ ma ho rispetto anche di chi non va a votare“. Lo ha dichiarato il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti ad Agorà su Rai 3. E sul rilievo di ieri del presidente della Consulta, Paolo Grossi, che ha detto che il “buon cittadino va a votare“, Galletti ha affermato che “se non si va a votare, con l’evidente missione di far fallire il referendum, anche questa è una posizione politica“.
Galletti aggiunge poi, sul termine delle concessioni (tema del quesito referendario) che con la vittoria del ‘sì’ avrebbero una fine e non un rinnovo automatico fino all’esaurimento del giacimento: ‘‘c’è un problema di investimenti. Se faccio un investimento su una piattaforma quell’investimento si deve ripagare” che ”si ripaga fino alla fine dell’estrazione e alla durata dell’estrazione stessa. Se no questo dal punto di vista ambientale potrebbe essere un boomerang”, perché ”se da un giacimento penso di avere una durata limitata riduco gli investimenti e gli investimenti in tanti casi sono sinonimo anche di sicurezza. Bisogna fare attenzione sotto questo aspetto”.
Tra l’altro quasi tutte le piattaforme, osserva Galletti, sono ”davanti alle coste dell’Emilia Romagna che non è tra le Regioni che promuove il referendum; di fronte alla Puglia, per intenderci, di queste piattaforme non ce n’è nessuna”. ‘‘Io ritengo che il tema non sia l’estrazione del petrolio ma quanto petrolio consumiamo – prosegue il ministro – noi dobbiamo diminuire il consumo del petrolio”. Ma ”non estrarlo è una perdita, sia dal punto di vista economico che ambientale”, nel senso che anche ”se non è l’Italia ad estrarlo, quel petrolio in Italia bisogna portarlo” e lo si deve fare ”sulle petroliere” che navigano comunque nei nostri mari. Per Galletti è ”ipocrita continuare a usare il petrolio ma non volerlo estrarre” mentre ”ci sta bene andarlo a prendere in altre parti del mondo, dove la sicurezza è minore”.