Ci sono tante persone che rischiano geneticamente di ammalarsi di tumore, ma tale rischio potrebbe essere gestibile con un’attenta sorveglianza, con una dieta e stili di vita mirati. A dichiararlo è Bernardo Bonanni, direttore divisione Prevenzione e genetica oncologica all’Istituto europeo di oncologia. “Tutte e tutti coloro – risponde Bonanni – che, soprattutto giovani fra 20 e 30 anni, hanno visto tra i propri familiari piu’ casi di un determinato tipo di tumore“. Gli specialisti valuteranno se i tumori in famiglia sono stati causati dalla trasmissione di un gene mutato. “Col gene – precisa l’oncologo – viene trasmessa non la malattia, ma la predisposizione ad ammalarsi, piu’ probabilmente e spesso in eta’ piu’ giovanile rispetto alla popolazione generale“. “Oggi non e’ piu’ sufficiente parlare di ‘rischio’ riferito alla popolazione generale – sottolinea Bonanni – ma e’ opportuna invece la valutazione di un ‘rischio individuale’ e per fare questo e’ necessaria una scrupolosa raccolta e analisi della storia personale e familiare della persona“. Questo lavoro permette, secondo lo specialista milanese, di “costruire un programma di sorveglianza clinico-strumentale personalizzato“. Bonanni cita il tamoxifen e il raloxifen per il tumore della mammella, l’aspirina a dosaggio pediatrico per il cancro del colon retto, la pillola anticoncezionale per l’ovaio. “E sono allo studio molte altre molecole promettenti – precisa – fra cui la metformina (noto antidiabetico) per la prevenzione del tumore della mammella. Solo in casi estremi – conclude – se il rischio e’ molto alto, si puo’ decidere di ricorrere, se possibile, all’opzione della chirurgia profilattica“.