La moratoria sulla coltivazione della soia negli Stati dell’Amazzonia brasiliana, avviata dieci anni fa su iniziativa di Greenpeace, prorogata finora di anno in anno, è diventata permanente. “Questo definitivo rinnovo della moratoria garantisce a produttori e rivenditori di potersi approvvigionare di soia che non contribuisce alla deforestazione in Amazzonia, anche in tempi di crisi ambientale e politico-economica in Brasile” afferma Chiara Campione, responsabile della campagna Foreste di Greenpeace Italia.
Greenpeace è tra le firmatarie, insieme ad altre realtà della società civile, dell’industria e del governo brasiliano, dell’accordo che garantisce che la soia non è frutto della deforestazione, di pratiche schiavili e di minacce alle terre indigene. Questo legume è in testa alle commodities agricole brasiliane più esportate, per un fatturato di oltre 31 miliardi di dollari nel 2015.
Dalla firma della moratoria, l’area coltivata a soia negli Stati dell’Amazzonia brasiliana è cresciuta da oltre un milione di ettari a 3,6 milioni, con appena lo 0,8 per cento di crescita in aree di recente deforestazione. “Questo aumento elevato della produzione, pur nel rispetto della moratoria, è la prova di quanto fare a meno di distruggere la foresta sia un buon affare” commenta Campione.
Deforestazione Zero è parte degli obiettivi fissati dalle Nazioni unite e sottoscritti da numerosi Paesi, tra cui il Brasile: la moratoria sulla soia è uno dei migliori esempi di come possa essere un obiettivo raggiungibile. Greenpeace continuerà a battersi per quest’obiettivo oltre che contro i cambiamenti climatici, l’altra grande minaccia alle ultime grandi foreste del pianeta.