Storicamente gli antichi, i primitivi, dovevano cacciare per nutrirsi: ciò significava mangiare quando si quando capitava di aver fatto un ottimo bottino di cacciagione. Ancora oggi alcune religioni come il Cristianesimo, il Giudaismo, l’Islam suggeriscono di non mangiare in determinati periodi dell’anno poichè il cibo sarebbe una tentazione del diavolo. La sovrabbondanza di cibo è all’origine dei mali peggiori, ma nonostante questo si preferisce mangiare che digiunare; l’astinenza è poco popolare nell’era dei consumi, come dice Loius-Ferninand Cèline “la nostra società è alle prese con l’epidemia di malattie della pancia piena“.
Ma perché il digiuno fa bene?
Come riporta l’ipotesi di Mark Mattson del National Institute on aging-neuroscience, il digiuno intermittente procura un blando stress biologico che spinge l’organismo a riattivare le sue difese cellulari contro i danni molecolari. I topi per esempio, mostrano livelli più elevati di una proteina che protegge i neuroni dalla morte. In questo modo, sosterrebbe Mattson, il digiuno saltuario allontanerebbe il rischio di ictus e il declino cerebrale, inoltre produce nuovi neuroni e porta benefici su tutto il corpo.
Per dirla tutta il digiuno è un’intensa seduta di riparazione e depurazione dell’organismo, fa da contrappeso al sovraffaticamento della vita moderna, riequilibrando il metabolismo affaticato dall’eccessivo consumo e dall’alterazione dell’ambiente.