Per la prima volta, un embrione umano è stato sviluppato in provetta fino a 13 giorni. Un tempo veramente record, visto che finora una settimana è stato considerato il tempo massimo. Si aprono così nuovi scenari nello sviluppo di cellule staminali, ma anche per lo studio di come l’embrione si impianta nell’utero e delle primissime fasi di malattie. Entrambi gli esperimenti si sono fermati a 14 giorni in linea con le raccomandazioni internazionali relative alla produzione di cellule staminali. L’esperimento della Rockefeller University di New York, pubblicato su Nature, coordinato da Ali Brivanlou e che ha come primo autore l’italiana Alessia Deglincerti, ha “copiato” in laboratorio il processo con cui l’embrione attecchisce nell’utero e aiuta a far comprendere come in molti casi l’embrione non aderisce alle pareti dell’utero e la gravidanza non avviene. Il secondo esperimento è stato pubblicato su Nature Cell Biology e condotto dal gruppo dell’università britannica di Cambridge coordinato da Magdalena Zernicka-Goetz, ha osservato come l’embrione si auto-organizza nell’arco di tempo compreso tra lo stadio in cui si formano le cellule staminali a quello che avviene dopo l’impianto nell’utero.