Sono parole forti, dure, piene di dolore quelle pubblicate sul “Corriere della Sera” e pronunciate da Giuliano Bordoni, padre di Claudia, la 37enne deceduta giovedi’ alla clinica Mangiagalli di Milano, alla venticinquesima settimana: “Mia figlia se n’e’ andata tra dolori lancinanti, che accusava da giorni, e nessuno ha mosso un dito“. “Ora siamo sconvolti: forse una cosa del genere non sarebbe successa neanche in Africa, e invece accade in Italia, in strutture considerate di prim’ordine“. “Pensi come puo’ stare ora mia moglie, una mamma che ha assistito a uno strazio del genere, per giorni dentro e fuori dagli ospedali. Vogliamo sapere cosa e’ successo, episodi simili non devono piu’ capitare a nessuno“.
“Dal momento del ricovero e fino alla morte mia figlia ha avuto dei dolori terribili e i medici – si legge su ‘Repubblica’ – non hanno fatto niente. Mia moglie continuava a chiamarli, loro dicevano che andava tutto bene, che mia figlia si lamentava inutilmente“. “Addirittura e’ stata minacciata da qualcuno del personale: le hanno detto che era troppo agitata, che aveva crisi di panico e che non avrebbero piu’ fatto entrare la madre, altrimenti si sarebbe agitata ancora di piu’. Io ho sempre fatto il macellatore, so cos’e’ la morte. Mia figlia stava morendo. E non hanno fatto niente“.
Dall’autopsia potrebbero emergere le prime risposte utili sulla morte di Claudia: la Procura milanese ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo ed il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha deciso di inviare gli ispettori nelle strutture sanitarie che si sono occupate della vicenda.