“Sugar feeds cancer“, dicono gli americani, a indicare che “lo zucchero nutre i tumori. Funziona da benzina, alimentando la crescita delle cellule impazzite“. Ed ecco perché il diabete – malattia del sangue dolce – si può considerare “un carburante che sostiene in modo esplosivo la proliferazione cellulare tipica del cancro“, aumentando il rischio di morte di circa un quarto e anche oltre in caso di tumori a fegato e pancreas. Un legame, quello fra diabete e neoplasie, “ormai accertato ma purtroppo ancora negletto: poco considerato e poco divulgato“, a discapito delle attività di prevenzione.
Lo spiega all’AdnKronos Salute Riccardo Vigneri, professore emerito di endocrinologia all’università di Catania, che proprio su questo tema modera a Rimini un minisimposio del 26esimo Congresso nazionale della Società italiana di diabetologia (Sid). “Gli studi usciti negli ultimi 10 anni non lasciano dubbi: il rischio di tumori è una vera e propria complicanza del diabete – afferma l’esperto – Un lavoro condotto su centinaia di migliaia di persone, pubblicato sul ‘New England Journal of Medicine’, calcola che nel paziente diabetico la probabilità di morire per un cancro cresce del 20-25%. Un incremento importante, con una prognosi infausta che per alcune forme tumorali è del 10-20% più probabile, ma per altre come i carcinomi a fegato e pancreas arriva a essere del 50-60% maggiore“. Rispetto al rischio di morte per tumore, il pericolo di decesso cardiovascolare nelle persone con diabete è certamente superiore, “intorno al +80% e cioè vicino al raddoppio“.
Ma i diabetici, avverte Vigneri, “muoiono di più di cancro anche perché si ammalano di più. Dire di quanto sale l’incidenza è impossibile, perché diabete e tumori sono entrambe patologie talmente eterogenee che generalizzare è difficile e sbagliato. Però è scientificamente dimostrato che il diabete aumenta il cancro al di là di ogni fattore confondente“. Anche in questo caso “le ragioni sono di due tipi: fattori generali e fattori sito-specifici“, illustra l’esperto che parte dai secondi: “Il diabete alza l’incidenza di cancro al fegato perché causa steatoepatite e più rischi di epatite virale, anche C, condizioni che predispongono al carcinoma epatico. Quanto all’incremento del cancro al pancreas, può dipendere dal fatto che nelle fasi più gravi di diabete l’organo si esaurisce, mostrando alterazioni degenerative e infiammatorie che potrebbero aprire la porta al tumore“. E i fattori generali? “Uno è l’iperglicemia, livelli elevati di zucchero nel sangue che danno al tumore un’iniezione di energia per proliferare. Lo provano sia i test condotti in vitro su cellule tumorali in coltura, sia il fatto che il rischio cancro aumenta con valori alti emoglobina glicata, ‘spia’ di un cattivo compenso glicemico“, ricorda Vigneri.
Infine, “a meno che non sia strettamente necessario – avverte l’endocrinologo – nel diabete di tipo 2 bisognerebbe evitare di somministrare insulina ad alte dosi come terapia cronica. Va infatti tenuto presente che mentre l’insulina endogena naturalmente prodotta dal pancreas passa dal fegato che ne distrugge il 40%, quella esogena iniettata in periferia arriva in dosi uguali al fegato e agli organi, con rischi maggiori“. Via libera invece a “dosi piene di metformina. Non solo perché le linee guida la indicano come il farmaco di prima linea per il diabete di tipo 2, ma anche perché è un sensibilizzatore di insulina: riduce l’insulino-resistenza e con essa i livelli di insulina e il rischio cancro, come hanno suggerito vari studi“. Un’azione ‘scudo’ al vaglio anche nei non diabetici: “L’Istituto nazionale tumori di Milano sta testando con successo la metformina contro il cancro al seno in donne non diabetiche“. L’ultimo messaggio Vigneri lo rivolge alla politica: “Deve sostenere la ricerca, sempre. Ricordiamoci che, storicamente, in Italia l’investimento è fra i più bassi d’Europa. E’ assolutamente necessario invertire la rotta“, anche per fare più luce sulla ‘relazione pericolosa’ tra diabete e tumori.