Prevenzione ‘cenerentola’ del Ssn, con arretramenti anche sul fronte della diagnosi precoce dei tumori. “Abbiamo condotto un’analisi su 11 anni di adempimenti regionali, che dimostra, nella sua drammatica gravità, la mancata erogazione di screening oncologici efficaci per ridurre la mortalità“, afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che ha valutato le performance regionali dal 2003 al 2013 in questo campo. Il rapporto Osservasalute 2015, ricorda Gimbe, ha confermato l’allarme lanciato dall’Istat a inizio d’anno: in Italia per la prima volta l’aspettativa di vita diminuisce ed è possibile una correlazione con i tagli alla sanità, e in particolare con la scarsa prevenzione, il calo delle vaccinazioni e i pochi screening oncologici.
“L’interpretazione dei dati di Osservasalute 2015 – spiega Cartabellotta – è in linea con quanto da noi recentemente riportato: la ‘miscela letale’ tagli + sprechi inizia a fare sentire i suoi effetti sull’aspettativa di vita degli italiani“. Ma non solo. “Se è indiscutibile che il finanziamento pubblico del Ssn è ormai sceso a livelli di guardia, è altrettanto vero – rileva – che le attuali modalità di pianificazione e organizzazione dei servizi sanitari non producono un adeguato ritorno di Salute dalle risorse investite, perché generano sprechi a tutti i livelli“. E’ il caso degli screening per la diagnosi precoce dei tumori, che “rappresentano un esempio paradigmatico: le (poche) risorse disponibili non vengono adeguatamente usate dalle Regioni per erogare i Lea. E lo Stato, a eccezione dei piani di rientro, non è mai riuscito a mettere in atto strumenti efficaci per migliorare le performance delle Regioni inadempienti“.
La Fondazione Gimbe ha valutato le performance regionali 2003-2013 sull’adempimento agli screening oncologici, utilizzando un indicatore ad hoc della Griglia Lea, che descrive le attività dei 3 programmi organizzati (mammella, cervice uterina e colon-retto) e l’adesione da parte della popolazione ‘bersaglio’. “Lo score cumulativo dei 21 sistemi sanitari regionali, anche se aumentato da 75 a 176, è rimasto ben al di sotto – sottolineano gli esperti – del punteggio massimo di 315“, garanzia del fatto che almeno il 50% dei cittadini che dovrebbero vengono sottoposti a questi esami. Emerge, dunque, “un sotto-utilizzo di screening efficaci nel ridurre la mortalità, con inaccettabili diseguaglianze regionali: a fronte di un punteggio regionale massimo di 165, si oscilla dai 127 punti della Valle D’Aosta ai 12 della Puglia“. E questo “a dispetto del Piano screening 2007-2009 che, nel tentativo di superare le criticità, ha stanziato fondi aggiuntivi per 41,5 milioni di euro destinati ad Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, dimostrando che la sostenibilità del Ssn non dipende solo dalle risorse economiche“.
“Davanti a questi dati ufficiali sull’adempimento delle Regioni, è tempo di riflettere sulla responsabilità delle morti evitabili per la mancata attuazione degli screening oncologici“, chiede Cartabellotta. Per Gimbe, è “benvenuto il Piano nazionale per la prevenzione 2014-2018, ma le Istituzioni centrali tengano ben presente che a causa degli inadempimenti dei Lea da parte delle Regioni oggi iniziamo inevitabilmente a contare i morti“. “Il Ssn sta affondando non perché esiste un disegno occulto di smantellamento e privatizzazione – conclude Cartabellotta – ma perché manca una programmazione sanitaria adeguata a medio-lungo termine per garantire la sostenibilità della sanità pubblica“. Per invertire la rotta, a tre anni dal lancio della campagna?#?SalviamoSsn?, il 7 giugno la Fondazione presenterà alle istituzioni i risultati di ricerche, consultazioni e analisi indipendenti e il Piano per la sostenibilità del Ssn 2016-2025.