Un futuro 100% rinnovabile è possibile ma non è detto che la deadline sia il 2050. Ci sono ancora problemi tecnologici ed economici che devono essere affrontati. A tracciare un quadro su come è cambiato il settore energetico in Italia, e non solo, dall’inizio del nuovo millennio e su qual è la strada giusta da intraprendere è Luigi De Paoli, docente di economia dell’ENERGIA presso l’università Bocconi di Milano. Gli ultimi 15 anni, dal 2000 ad oggi, spiega de Paoli all’Adnkronos, ”sono stati caratterizzati dalla crescita del peso del gas, che ha sostituito progressivamente l’olio, e dall’aumento della produzione da fonti rinnovabili”.
In particolare nel primo decennio del 2000 si è puntato molto sul ruolo del gas nel settore elettrico con la costruzione di nuovi impianti e trasformando i vecchi impianti a olio combustibile a ciclo a vapore semplice a ciclo combinato a gas a più alta efficienza. In questo periodo, infatti, ”si pensava che il gas fosse la fonte energetica dominante e che la crescita della domanda sarebbe continuata”. Con la crisi del 2008, invece, ”la domanda è diminuita e i grandi investimenti nel gas si sono trovati in difficoltà”. A cambiare le carte in tavola c’è stata anche la crescita delle fonti rinnovabili ”auspicata dall’Unione Europea già nel 2001 con una prima direttiva diventata poi vincolante nei paesi membri con la seconda direttiva del 2009”. E così, sulla spinta dell’Ue, ‘‘le fonti rinnovabili hanno iniziato a svilupparsi anche più intensamente di quello che si pensava, portando via spazio al gas nel settore elettrico”.
A contribuire allo sviluppo delle rinnovabili ci sono stati gli incentivi ‘‘molto generosi” introdotti a partire dal 2005 e rinnovati nei diversi conti ENERGIA negli anni successivi. Incentivi che in totale sono costati 12 miliardi e mezzo e che, secondo de Paoli, ‘‘sono stati usati un male” facendo esplodere in quegli anni la domanda. Il problema adesso ”è che bisogna andare avanti” e cercare il modo di sviluppare il settore delle rinnovabili senza ricorrere allo strumento degli incentivi anche perché ‘‘il bilancio delle famiglie non sopporta ulteriori incrementi”. La situazione attuale mostra un paese che ”ha abbandonato il petrolio nel settore elettrico, congelato la quota di carbone ai livelli di 10-15 anni fa, migliorato l’efficienza energetica negli impianti a gas e aumentato la produzione da fonti rinnovabili”. A dominare la politica energetica europea e mondiale è la decarbonizzazione.
Al bando dunque carbone e petrolio, restano le rinnovabili e il gas considerato il combustibile della transizione. Rispetto alle rinnovabili, infatti, spiega il docente dell’università della Bocconi, ”il gas costa meno ed è più controllabile”. Per questo ”qui al 2030 il ruolo del gas nell’economia energetica nazionale resterà importante” e nel 2050 ”non sono sicuro che andrà tutto a rinnovabili. La direzione è quella ma ho dei dubbi, visti i problemi tecnologici ed economici, che ci si possa arrivare nel 2050′‘. La politica energetica italiana, dunque, ”ha delle linee già tracciate (rinnovabili e gas, ndr) ma ci sono problemi di compatibilità con i vincoli e con quello che generosamente è stato fatto nel passato”. In questo quadro, ”bisogna andare avanti nell’efficienza energetica, nel settore delle rinnovabili e anche sulla sicurezza degli approvvigionamenti ma senza fare assurdità visto che oggi le carte da giocare da parte del decisore pubblico sono scarse”.