Animali notturni, quella antica paura irrazionale verso pipistrelli e rapaci

MeteoWeb

Molte persone provano paura o ribrezzo verso alcuni animali notturni, soprattutto pipistrelli, gufi e civette. Queste sensazioni hanno accompagnato l’umanità dalla notte dei tempi. Perché proprio questi animali e non altri? I mammiferi selvatici nostrani hanno quasi tutti abitudini notturne, eppure non fanno paura, anche se alcuni possono essere nocivi agli animali da cortile ed ai raccolti: ad esempio le volpi, le faine, le donnole o i cinghiali che di notte fanno incetta di mais o uva nei campi.

A far paura sono invece bestiole innocue ed utili come i pipistrelli, instancabili cacciatori di insetti, o i gufi e le civette, cacciatori di topi. Nell’immaginario collettivo questi animali sono diventati il simbolo del “male”, basti pensare alle ali da pipistrello con cui sono rappresentati i diavoli o alle raffigurazioni delle streghe accompagnate da civette e pipistrelli.

In realtà per quel che riguarda gufi e civette ci sono state alterne vicende e sono stati in passato sia il simbolo della crudeltà, che della saggezza: nell’antica Grecia la civetta era l’uccello sacro alla dea Atena ed era raffigurata sulle monete della città di Atene: lo è ancora sulle monete da 1 euro greche. Il gufo è raffigurato come un saggio in molte favole e libri, perché la testa rotonda ed i grandi occhi frontali fanno pensare ad un essere umano. Tuttavia  nell’antica Roma vedere una civetta o un gufo in pieno giorno era considerato un presagio funesto, da combattere catturando ed uccidendo l’animale. Tali credenze hanno attraversato il medioevo per giungere fino ai nostri giorni, in cui c’è ancora chi pensa che sentire il verso di questi rapaci porti male.

Anche i pipistrelli hanno da sempre colpito negativamente l’immaginazione umana per la stranezza della loro forma e delle loro abitudini. Nella realtà però sono solo dei piccoli mammiferi volatori, le specie nostrane sono tutte insettivore, divoratrici di quantità enormi di insetti che afferrano volando. Di giorno e d’inverno trovano rifugio in fessure, grotte, interstizi degli alberi, aggrappandosi al sostegno a testa in giù. Quando la temperatura si abbassa troppo vanno in letargo.

Si orientano emettendo ultrasuoni e valutando la distanza di un ostacolo dal tempo necessario per riceverne l’eco.
Anche nei loro riguardi rimangono molte credenze risalenti alla notte dei tempi. La più diffusa è quella secondo la quale volando si impiglierebbero nei capelli delle donne: si tratta di una credenza assolutamente falsa. Forse si dovrebbe cercare qualcosa di meno simbolico e più razionale su cui scaricare le nostre paure e lasciare in pace questi animali, già fortemente minacciati dalla diminuzione dei loro siti di riposo e svernamento e dagli antiparassitari.

Condividi