Il paradosso di una tecnologia innovativa unica al mondo, sviluppata dalla ricerca 100% Made in Italy, in grado di generare ENERGIA pulita e, allo stesso tempo, filiera industriale, occupazione, competenze spendibili all’estero e, insieme, attrarre investitori. Ma che invece di decollare ‘in casa’, resta sospesa in un limbo burocratico senza fine. Risultato: niente occupazione, nessuna filiera italiana, investitori che si ritirano, imprese che chiudono o che, nel migliore dei casi, scelgono di rivolgersi all’estero.
Fuga, in questo caso, non solo di cervelli ma anche di prospettiva e di soldi: circa un miliardo di euro che erano già sul tavolo. Al centro della storia del progetto di Archimede Solar Energy, società del gruppo Angelantoni Industrie, la procedura di Via nazionale per l’impianto solare termodinamico a sali fusi in Sardegna, il primo al mondo che avrebbe utilizzato la tecnologia solare termodinamica sviluppata dall’Enea. 150 giorni il tempo previsto dell’iter, ma a distanza di più di tre anni è ancora tutto fermo in attesa di un parere mai arrivato. ‘‘Il progetto nasce anni fa con l’idea iniziale di realizzare la centrale pilota, primo passo a cui far seguire prospettive estere, e con questa nasce anche tutta una filiera del solare termodinamico in grado di produrre i componenti per un prodotto unico al mondo, grazie alle aziende che con noi hanno creduto e scelto di investire in questo progetto”, racconta all’Adnkronos Federica Angelantoni, ad di Archimede Solar Energy.
Non la pensano così altrove. La tecnologia del solare termodinamico ha dimostrato di essere valida e si è infatti diffusa nel mondo. E mentre Archimede Solar Energy è al lavoro per realizzare in Cina una centrale da 50 Mgw, solo in Spagna ci sono 50 centrali, in America è presente dagli anni ’80, in Marocco e Sudafrica si stanno realizzando centrali di questa tipologia, anche se con una tecnologia leggermente diversa da quella italiana che prevede l’utilizzo di sali. Quindi si cresce all’estero, mentre in casa l’innovazione fa i conti con ostacoli autorizzativi e i rimpalli burocratici che mettono le aziende in ginocchio. ”Serve un indirizzo preciso da parte del governo, che sia credibile per le aziende in modo che possano muoversi in maniera sicura. L’incertezza è ciò che più è stato difficile gestire, non avere una tempistica certa è ciò che mette aziende in difficoltà. Eppure l’Italia può fornire soluzioni tecnologiche estremamente interessanti, e all’estero lo sanno”.