Un nuovo metodo è in grado di combinare i dati raccolti dai radiotelescopi sparsi sulla Terra e trasformare l’intero pianeta in una sorta di antenna che ascolta l’universo: si tratta di una tecnica nata dalla collaborazione di ricercatori MIT (Massachusetts Institute of Technology) e della Harvard University. Come noto, “vedere” direttamente un buco nero è impossibile, in quanto nulla (neppure la luce) è in grado di sfuggire alla loro enorme forza di attrazione gravitazionale, ma è possibile vederli indirettamente, cioè osservando i margini o gli effetti sulle regioni. Un altro limite è la loro dimensione: sono molto piccoli, pochi chilometri di diametro, avvolti da una fitta coltre di polveri e gas, molto lontani da noi. Grazie alla suddetta nuova tecnica (Chirp, Continuous High-resolution Image Reconstruction using Patch priors), i ricercatori intendono sfruttare una rete di radiotelescopi sparsi in tutto il pianeta trasformandoli in un’unica grande antenna: ciò consentirebbe di migliorare le attuali tecniche di interferometria.
Astronomia: trasformare la Terra in un’antenna per “vedere” i buchi neri
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