E’ sempre sulla cresta dell’onda e prosegue a riservare sorprese: stiamo parlando di Plutone che, come se volesse prendersi una rivincita per essere stato declassato dall’Unione Astronomica Internazionale, continua a schiudere nuovi scenari alla comunità scientifica.
Questa volta, a finire sotto la lente degli studiosi, sono state le ampie faglie riscontrate sulla superficie del corpo celeste, un fenomeno geologico che ha fatto ipotizzare la presenza di un oceano sotto la crosta gelata.
La ricerca, effettuata da un team della Brown University di Providence (Stati Uniti), è oggetto di un saggio in corso di stampa sulla rivista Geophysical Research Letters.
Per lo studio – spiega l’ASI – sono stati impiegati modelli termici di Plutone, aggiornati successivamente con i dati raccolti da New Horizons. Da quasi un anno a questa parte, infatti, la sonda della NASA ha fornito un contributo fondamentale per delineare un nuovo e più completo ritratto del pianeta nano e delle sue lune.
Dall’analisi dei dati e in base al fatto che Plutone mostra segni di espansione, gli studiosi hanno dedotto che molto probabilmente il manto gelato nasconda ancora oggi un oceano liquido. Se questa realtà si fosse a sua volta ghiacciata nel corso dei miliardi di anni di vita del pianeta nano, la crosta di Plutone avrebbe presentato tracce di contrazione anziché di espansione.
Inoltre, le faglie tettoniche rilevate da New Horizons, profonde anche alcuni chilometri, sarebbero un’ulteriore prova dell’esistenza di questo oceano, che si starebbe gelando molto lentamente.
Il team di ricerca, infine, ritiene che il calore prodotto dal nucleo interno di Plutone sarebbe sufficiente a sciogliere parte dell’involucro ghiacciato del pianeta nano e che nel corso del tempo, nella glaciale e recondita fascia di Kuiper, la zona scioltasi avrebbe iniziato a gelarsi di nuovo.
Il processo di congelamento, comunque, non sarebbe ancora completo in quanto non è stata riscontrata – con i modelli termici – la presenza di “ghiaccio II”, vale a dire una tipologia di ghiaccio caratterizzata da una struttura cristallina più compatta derivante dalla compressione del ghiaccio usuale. Se l’oceano fosse giunto allo stadio di ghiaccio II, avrebbe occupato un volume minore e prodotto una contrazione su Plutone.
Lo studio è stato supportato dai programmi Earth and Space Science Fellowship e Planetary Geology & Geophysics della NASA.