Sono oltre 41 mila i nuovi casi l’anno in Italia, in calo tra gli uomini, ma in aumento fra le donne per il vizio del fumo. Il cancro del polmone è il protagonista di Ciot2016, il Congresso internazionale dell’Associazione italiana di oncologia toracica (Aiot), a Napoli da domani al 25 giugno. Al quarto posto per diagnosi, questo tumore si conferma il primo killer oncologico. Un ‘big killer’. “Per sconfiggere un nemico così agguerrito è necessario che l’esercito sia ben organizzato e altamente specializzato, altrimenti armi efficaci e strategie rischiano di essere vanificate. E’ arrivato il momento che in Italia ci si organizzi in ‘Lung Unit’, sull’esempio delle ‘Breast Unit’ per il cancro alla mammella, che sono istituzionalizzate e rappresentano un punto di riferimento per il paziente, con equipe dedicate, risorse proprie e strategie mirate“, afferma Cesare Gridelli, presidente dell’Aiot e di Ciot2016, giunto alla quinta edizione. La parola chiave, nella complessa partita contro il cancro del polmone, è dunque ‘Lung Unit’, “dove affrontare le grandi sfide che la malattia comporta – sottolinea Filippo de Marinis, Past President Aiot – a cui si sommano quelle delle terapie sempre più efficaci, ma anche costose e quelle della gestione del paziente e del suo processo emozionale“. Dietro le oltre 41 mila nuove diagnosi l’anno ci sono infatti storie, vite, successi e drammi. “Quelli del tumore del polmone – spiega Gridelli, direttore dell’Unità operativa a struttura complessa di oncologia medica dell’azienda ospedaliera Moscati di Avellino – sono numeri da ‘guerra’: provoca in Italia oltre 30 mila decessi l’anno e nel mondo più di un milione, è la prima causa di morte oncologica nella popolazione“. La sopravvivenza “aumenta, ma molto più lentamente che in altre forme tumorali, nonostante la ricerca abbia fatto negli ultimi anni passi da gigante. L’abitudine al fumo, in aumento tra le donne, e la difficoltà nella diagnosi precoce non aiutano di certo“, ribadisce l’oncologo. Da qui la necessità che il cancro del polmone, come è stato fatto per quello del seno, abbia delle Lung Unit, “unità organizzative all’interno delle principali strutture sanitarie, che siano punti di riferimento per il paziente. Unità che possano contare su equipe multispecialistiche (chirurgo, radioterapista, oncologo, pneumologo, anatomo-patologo, biologo molecolare, radiologo) altamente specializzate in grado di assicurare il miglior percorso terapeutico possibile: dalla diagnosi, così importante per poter avere cure mirate, alle terapie più innovative come l’immunoterapia“. “Oggi un paziente con il tumore del polmone deve essere consapevole di essere curato in una struttura specializzata dove vi sono tutte le possibilità terapeutiche“, è l’appello dell’esperto. Le ‘Lung Unit’ sono la chiave per dare scacco a questo big killer, ma soprattutto per cercare di ottimizzare al meglio le risorse. “Se vogliamo davvero che la sostenibilità non sia più un problema, se vogliamo trovare risorse per usare i farmaci innovativi quando c’è bisogno – aggiunge Gridelli – occorre mettere in atto un processo di lungimiranza che passi anche dalle Lung Unit“. (AdnKronos)