Un gesto d’amore tra fratelli e tra un marito e una moglie protagonisti di una storia di buona sanità al San Camillo-Forlanini di Roma, che con l’attività del Centro interaziendale si conferma punto di riferimento e struttura di eccellenza per i trapianti. Negli ultimi sette giorni sono stati eseguiti, dall’équipe guidata da Massimo Iappelli, responsabile del programma trapianto di rene, due trapianti di rene da donatore vivente. Portando così a 30 il numero di interventi di questa tipologia eseguiti negli ultimi quattro anni. “Il primo intervento – spiega Iappelli – ha riguardato due fratelli di 32 e 29 anni, dove il minore era in dialisi da tempo e ha avuto trapiantato il rene donato dal fratello. L ‘intervento è durato complessivamente sei ore, e il donatore è stato dimesso dopo tre giorni. Il secondo caso, definito tecnicamente ‘trapianto di rene pre-empitive’, è stato eseguito su una donna di 48 anni, seguita come la prima coppia dalla Nefrologia del San Camillo, che ha ricevuto l’organo dal marito. Questo tipo di trapianto viene effettuato su pazienti non ancora dializzati, su i quali i risultati a lungo termine sono migliori rispetto a quelli già in trattamento dialitico“.
“Il nostro Centro interaziendale trapianti diretto da Giuseppe Maria Ettorre – dichiara Antonio D’Urso, direttore generale dell’Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini – sta incrementando notevolmente il numero di trapianti non solo di rene, ma anche di fegato e cuore, a conferma di un indiscusso ruolo primario tra le strutture pubbliche per interventi di alta complessità“. “Il trapianto da donatore vivente – ricorda Iappelli – permette a un consanguineo o non consanguineo di donare l’organo. Nello specifico, il donatore non subisce modifiche vitali di nessun tipo. Superato il trauma dell’intervento necessario alla donazione, si ritorna in tempi brevi al normale svolgimento delle proprie funzioni lavorative di vita“. “Il trapianto di rene da donatore vivente – aggiunge il chirurgo – è un’opportunità che permette di centrare tre importanti obiettivi: evitare la dialisi, ridurre i tempi d’attesa per avere l’organo da trapiantare, e conoscere anticipatamente le caratteristiche del donatore e quindi la qualità dell’organo da trapiantare“.
Nei trapianti da donatore cadavere l’incognita più grande è rappresentata dalle caratteristiche degli organi, che sempre più spesso provengono da donatori avanti con gli anni. La donazione da vivente permette di evitare queste criticità. “Potenzialmente siamo tutti donatori per trapianto da vivente – dichiara Paolo De Paolis, responsabile della Nefrologia del San Camillo – Diventiamo donatori effettivi solo dopo gli accurati controlli clinici, immunologici e medici previsti dalle linee guida che regolano i trapianti“. A fronte delle indiscutibili ricadute positive in termini di qualità della vita sui pazienti soggetti a dialisi, e in termini economici a carico del sistema sanitario pubblico, “il gesto di donare un rene è in assoluto un ‘gesto d’amore’ che permette di incidere in maniera significativa nei confronti del prossimo a cui si offre la possibilità di una vita normale libero dalla dialisi”, concludono dal San Camillo.