Il “mostruoso” El Niño di quest’anno, soprannominato informalmente “Godzilla” dalla stessa NASA, è ormai giunto al termine della sua attività. Ha riscaldato il globo, e non ha interrotto la siccità degli ultimi 4 anni in California. Nell’aggiornamento mensile, il NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) ha reso noto che il fenomeno che comporta il riscaldamento della superficie dell’Oceano Pacifico è giunto al capolinea, 15 mesi dopo il suo inizio, nel marzo 2015.
Mike Halpert, deputy director del NOAA, ha dichiarato che El Niño ha innescato siccità in parti dell’Africa e dell’India ed ha giocato un ruolo fondamentale nella stagione degli uragani nel Pacifico. E’ stato inoltre un ulteriore fattore aggiunto al riscaldamento globale, in quanto, si ricordi, sono stati rilevati 12 mesi consecutivi di temperature record (è probabile che anche il 2016 verrà dichiarato un anno con temperature estreme). Secondo Halpert, il fenomeno El Niño che ha caratterizzato quest’anno verrà ricordato come il terzo più forte dopo quelli del 1997-1998 e 1982-83.
La California, dal canto suo, sperava in un’interruzione della lunga fase di siccità, in quanto El Niño generalmente genera piogge sullo Stato e nell’area meridionale degli USA. Sin dall’inizio gli scienziati NOAA avevano avvertito che in ogni caso le precipitazioni non sarebbero state tali da risollevare le sorti della California: ha piovuto, ma non ha piovuto abbastanza, ha spiegato Halpert.
La Terra si trova ora in una fase neutrale del ciclo naturale tra El Niño e La Niña, cosa che dovrebbe avere una durata alquanto breve. Il NOAA prevede il 50% di possibilità che il fenomeno La Niña (che comporta, all’inverso, un raffreddamento della temperatura della superficie dell’Oceano Pacifico centro-orientale) si sviluppi entro la fine dell’estate e il 75% entro la fine dell’autunno. Il fenomeno La Niña in genere comporta un aumento degli uragani sull’Atlantico e non ha grande impatto sulle temperature estive o sulle precipitazioni negli Stati Uniti. In inverno genera precipitazioni in Australia e Indonesia e temperature più basse in parti dell’Africa, Asia, Sud America e Canada.