Festa della Repubblica: ecco i principali simboli d’orgoglio d’Italia [GALLERY]

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La Festa della Repubblica Italiana è una festività di natura civile, ricca dci simboli condivisi perché oggi, più che mai, in un momento contrassegnato da una forte crisi economica, da alti tassi di disoccupazione, dalla lotta al terrorismo, vi è l’esigenza, sempre più viva, indistintamente, da parte di donne e uomini, di appartenenza ad una grande storia, sostenendo un’unità che non è solo geografica ma anche di speranze e prospettive.

Ecco i principali simboli della Repubblica Italiana:

VITTORIANO: a Roma, in Piazza Venezia, vi è un importante monumento, eretto nel 1885 da Giuseppe Sacconi. La sua costruzione si protrasse per mezzo secolo, sino al 1912. Venne costruito per onorare e accogliere le spoglie del re Vittorio Emanuele II di Savoia. L’idea di base di Sacconi era quella di rappresentare, allegoricamente e geograficamente tutta l’Italia per mezzo di raffigurazioni simboliche (pensiamo ai gruppi scultorei del Pensiero, dell’Azione, della Concordia, della Forza e del Diritto; ai bassorilievi del Lavoro che edifica e feconda, dell’Amor Pario che combatte e che vince; pensiamo alle fontane dell’Adriatico e del Tirreno, alle statue delle Regioni italiane; ai mosaici della Fede, della Sapienza, della Pace; alle Quadrighe dell’Unità della Patria e della Libertà dei cittadini). L’unica raffigurazione non simbolica è la statua di Vittorio Emanuele. Ispirato ai grandi santuari ellenistici (come l’altare di Pergamo e il Santuario della Fortuna Primigenia di Palestina), realizzato in marmo botticino, più facilmente modellabile, il Vittoriano è stato inaugurato da Vittorio Emanuele III il 4 giugno 1911, in occasione dell’Esposizione internazionale per i 50 anni dell’Unità d’Italia, alla presenza della famiglia reale, del presidente del Consiglio Giovanni Giolitti e di 6.000 sindaci, provenienti da tutta Italia, celebrando la grandezza e la maestosità di Roma, eletta a ruolo di legittima Capitale d’Italia, l’Unità del Paese e la Libertà del suo popolo. Nel 1921 fu scelto per accogliere il Milite Ignoto, la cui salma fu tumulata nell’Altare della Patria il 4 novembre 1921. Intorno al 1970-1980. Il monumento suscitò numerose polemiche nella critica d’arte che vedeva nell’edificio un tentativo, anacronistico e mal riuscito, di riportare a Roma la classicità dell’Età imperiale. Alcuni giornalisti e scrittori lo soprannominarono “Torta nuziale” o “macchina da scrivere”. La sua riscoperta è legata al presidente Carlo Azelio Ciampi che spinse per la sua riapertura, avvenuta il 20 settembre 2000, dopo decenni di chiusura al pubblico, proponendolo come nuovo foro di Roma, “ il foro della Repubblica”.

EMBLEMA DELLA REPUBBLICA ITALIANA: L’emblema della Repubblica italiana è caratterizzato da 3 elementi: la stella, la ruota dentata, i rami d’ulivo e di quercia. La stella è uno degli oggetti più antichi del nostro patrimonio iconografico, è da sempre associata alla personificazione dell’Italia, sul cui capo essa splende raggiante. Così fu rappresentata nelle iconografie del Risorgimento, così comparve fino al 1890 nel grande stemma del Regno unitario, il famoso stellone. La stella caratterizzò la prima onorificenza repubblicana della ricostruzione; la stella della Solidarietà Italiana e ancora oggi indica l’appartenenza alle Forze Armate del nostro Paese. La ruota dentata d’acciaio è il simbolo dell’attività lavorativa, traducendo l’art 1 della nostra Costituzione che recita: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”; il ramo d’ulivo simboleggia la volontà di pace della Nazione, come concordia interna e fratellanza internazionale; la quercia indica la forza e la dignità del popolo italiano. Entrambe sono espressione delle specie più tipiche del nostro patrimonio arboreo. L’autore dell’emblema è Paolo Paschetto, di famiglia valdese, che nacque il 12 febbraio 1885 a Torre Pellice, in provincia di Torino, dove è morto il 9 marzo 1963. Paschetto è stato professore di Ornato all’Istituto di Belle Arti di Roma dal 1914 al 1948. Era un artista polivalente, passando dalla xilografia alla grafica, dall’olio all’affresco, dalla pittura religiosa al paesaggio, ed è stato l’autore di numerosi francobolli, tra cui “La rondine” della prima emissione italiana di posta aerea.

INNO DI MAMELI: Dobbiamo, invece, alla città di Genova, il Canto degli Italiani, conosciuto ai più come “Inno di Mameli”. Fu scritto nell’autunno del 1847 dall’allora ventenne, studente e patriota, Goffredo Mameli, e musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, Michele Novaro. Nel tardo pomeriggio del 10 settembre 1847, mentre Mameli si trovava in casa del console francese a Genova, dove spesso si discuteva di politica, scrisse di getto la poesia romantica risorgimentale “Il Canto degli Italiani”, per esprimere, con vigore e commozione, le tensioni di quel particolare momento storico, esaltando i valori della Patria. Nel carme viene spesso sottolineato che gli Italiani devono armarsi ed unirsi, vi è un fugace riferimento a Scipione, valoroso e vittorioso guerriero romano, per richiamare il patrimonio di esempi, memorie e glorie lasciatoci dai nostri antichi progenitori: i Romani.

Il Canto degli Italiani venne subito stampato a Livorno e diffuso in tutto il regno. La sera del 24 novembre 1847, a Torino, nel corso di una riunione nell’abitazione di Lorenzo Valeri, noto democratico piemontese, alla quale partecipava anche il compositore Michele Novara, uno dei presenti gli consegnò un foglietto, inviatogli da Mameli, sul quale era scritto “Il Canto degli Italiani”. Il musicista, allora, leggendolo ad alta voce, esclamò “stupendo!” e, portandosi al cembalo, con le lacrime agli occhi, mirò a trovare un accompagnamento musicale a quei versi infuocati. Mameli perse la vita il 6 luglio 1849, appena 21enne, a seguito di ferite riportate combattendo con Garibaldi, durante l’assedio di Roma. La sua immatura morte sul campo è una chiara testimonianza che per lui il verso del suo Inno “Siam pronti ala morte” non è un addobbo retorico ma qualcosa di veramente sentito.

TRICOLORE ITALIANO: Il tricolore italiano è la bandiera ufficiale dello Stato Italiano, contrassegnata dai colori verde, bianco e rosso, con 3 bande verticali di eguali dimensioni.Il verde è il simbolo di speranza, coltivata a lungo, di un’Italia libera e unita, ma è anche il clore della Macchia Mediterranea, fondamentale elemento del paesaggio italiano; il bianco è simbolo della fede cristiana cattolica, professata dalla maggioranza degli Italiani, ma anche delle Alpi, famose per i loro ghiacciai innevati; il rosso è il simbolo del sangue sparso per l’unità d’italia. I tre colori, già noti ai tempi di Dante Alighieri che, nella sua Commedia, li inquadra come colori-simbolo delle 3 virtù teologali: verde/speranza, bianco/fede, rosso/carità. Erano stati due patrioti e studenti dell’Università di Bologna, Luigi Zamboni e Giovanni Battista De Rolandis, nell’autunno 1794, ad unire il bianco e il rosso delle rispettive città natie al verde, colore della speranza. Si erano prefissi di organizzare una rivolta per ridare al Comune di Bologna l’antica indipendenza perduta con la sudditanza allo Stato Pontificio ma furono scoperti, catturati e giustiziati. Il 14 novembre 1794 il tricolore apparve come coccarda sugli abiti dei patrioti nella sommossa di Bologna; il 18 maggio 1796 i colori furono accettati da Napoleone, a Milano, che consegnò una bandiera a strisce verticali verde, bianca e rossa, alla Guardia Civica, alla Legione Lombarda e alla Guardia Nazionale. Il 18 ottobre 1796, il senato, riunito a Bologna e Modena, decretò la creazione di una bandiera a bande vetticali con quei tre colori, come simbolo della nuova Repubblica Cispadana, prima tappa di una nuova Repubblica italiana; il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia, i convenuti delle Assiste fecero proprio il nuovo stendardo e si impegnarono a renderlo universale. Il Tricolore ha accompagnato i patrioti urante i moti degli anni 30’, la rivoluzione del 1848, sventolando con lo scudo sabaudo insieme agli eserciti che hanno combattuto le guerre d’Indipendenza e insieme ai Garibaldini nell’impresa dei 1000.

Il 7 gennaio 1897 a Reggio Emilia, in occasione del primo centenario della bandiera, il grande poeta, poi Premio Nobel, Giosuè Carducci, pronunciò un discorso in cui dava un suo significato ai tre colori: «Il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l’anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene della gioventù dei poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi!». Un’altra, più pittoresca simbologia dei colori attribuisce il bianco alle nevi delle Alpi, il verde all’aprile delle valli e il rosso alle fiamme dei vulcani. Il Tricolore è stato la bandiera della libertà d’Italia, un simbolo per tutti, monarchici, repubblicani, democratici e moderati. Il Tricolore è la bandiera della Repubblica Italiana. Oltre ad essere presente nei momenti dolorosi della nostra storia, come le tante guerre combattute, è diventato il simbolo di grandi imprese: nel 1897 la picozza col vessillo tricolore fu piantata nei ghiacci della vetta del Sant’Elia in Alaska, conquistata per la prima volta dal Duca degli Abruzzi al grido di “Viva l’Italia!”. Lo stesso Duca innalzò il Tricolore sulla cima del monte africano del Ruvenzori. Ebbe i colori della nostra bandiera l’impresa di Umberto Nobile che nel 1926 arrivò al Polo Nord a bordo di un dirigibile. E ancora la bandiera sulla picozza segnò la conquista del K2 nel 1954 da parte della spedizione di Ardito Desio, Achille Compagnoni e Lino Lacedelli.

FRECCE TRICOLORI: Ancora una volta, l’esibizione acrobatica delle Frecce Tricolori dominerà i cieli della Capitale con le sue scie di colore rosso, bianco e verde. Si tratta di un simbolo storico della Festa della Repubblica, richiamando, ogni anno, per il 2 giugno, turisti e spettatori da ogni dove. La Pattuglia Acrobatica Nazionale è nata formalmente nel 1961, periodo in cui, dato l’enorme successo di pubblico ottenuto dai nostri piloti, in Italia e all’estero, con le varie formazioni acrobatiche quali “Diavoli Rossi”, “Lanceri Neri”, “Getti Tonanti”, lo Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare decise di creare presso la Base Aerea di Rivolto, il 313° Gruppo Addestramento Acrobatico Frecce Tricolori, per razionalizzare l’attività di addestramento al volo acrobatico dei piloti. Imperdibile l’appuntamento con la pattuglia acrobatica più famosa al mondo!

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