Due gruppi di ricercatori, uno europeo e l’altro statunitense, hanno costruito una simulazione dell’Universo utilizzando, per la prima volta, la teoria completa della relatività generale. I due codici numerici – ottenuti dal gruppo appartenente alla Case Western Reserve University e al Kenyon College, in Ohio, e dall’altro gruppo frutto invece di una collaborazione tra Marco Bruni dell’Institute of Cosmology and Gravitation, a Portsmouth, e Eloisa Bentivegna, ricercatrice all’Università di Catania – permetteranno di realizzare modelli di Universo quanto più possibile accurati e forniranno nuovi indizi sulla natura della gravità e i suoi effetti. I risultati, come si legge su Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica – sono stati menzionati come Editors’ Suggestion sia da Physical Review Letters che da Physical Review D e sono inoltre apparsi in una sinossi sul sito web dell’American Physical Society (APS). La teoria di Einstein è ancora la migliore descrizione della gravità. Essa ha superato in maniera consistente tutta una serie di test con precisione elevata nell’ambito del Sistema solare, predicendo con successo fenomeni come le onde gravitazionali, rivelate all’inizio di quest’anno dall’esperimento LIGO. Tuttavia, dato che le equazioni sono alquanto complicate, i fisici sono costretti a semplificare la teoria quando viene applicata all’intero Universo. Nei due nuovi codici viene utilizzata la teoria completa della relatività generale per tener conto degli effetti che portano la materia ad aggregarsi in alcune regioni dello spazio anziché in altre.
“Si tratta di uno sviluppo davvero entusiasmante che permetterà ai cosmologi di creare un modello di Universo quanto più possibile accurato“, spiega Bruni. “Nel corso della prossima decade ci aspettiamo una enorme quantità di dati dalle osservazioni delle galassie che saranno realizzate mediante telescopi e satelliti di nuova generazione, estremamente potenti, in modo da ottenere misure con elevata precisione dei parametri cosmologici, un’area dove il nostro istituto ha un ruolo importante“. “Per far questo – continua Bruni – abbiamo bisogno di predizioni teoriche che non siano soltanto precise ma anche accurate allo stesso livello. Questi codici numerici non solo permettono di applicare appieno la teoria di Einstein e di ottenere un elevato livello di accuratezza, ma in futuro potrebbero rappresentare un punto di partenza per qualsiasi lavoro di ricerca che parte da assunzioni semplicistiche“.
“Il passo successivo sarà ora quello di lavorare molto per comprendere ancora meglio l’importanza delle differenze tra le simulazioni basate sulle equazioni di Einstein e quelle fornite da assunzioni semplicistiche“, conclude Bruni. “Alla fine, come del resto succede sempre in Fisica, sarà la connessione tra teoria e osservazioni che favorirà ancora meglio la nostra comprensione dell’Universo“.