Sono passati poco più di 30 anni dallo scoppio del reattore n. 4 della centrale termonucleare di Chernobyl in Ucraina, ma quell’evento è ancora riscontrabile in tracce nei campioni di suolo o di muschi prelevati in Friuli Venezia Giulia. Per ricordare quell’evento drammatico, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa FVG) ha organizzato un convegno a Udine, con l’obiettivo di capire soprattutto quali sono state in Friuli Venezia Giulia le ricadute ambientali e sanitarie dell’incidente. “Quel tragico episodio rappresentò un momento di svolta nell’affrontare il tema della radioattività”, ha rimarcato l’assessore regionale all’Ambiente Sara Vito, nel suo indirizzo di saluto, aggiungendo che “rese chiaro la necessità di costituire una rete di radioprotezione anche in regione”, dove non sono presenti centrali nucleari, ma dove ci possono essere effetti dovuti alla presenza di centrali negli Stati contermini. Il prossimo 18 ottobre, nell’ambito degli accordi bilaterali Italia-Slovenia, è già programmato un incontro a cui parteciperà anche il Centro di radioprotezione dell’Arpa.
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Disastro di Chernobyl, dopo 30 anni la conferma definitiva: “nessuna conseguenza in Friuli Venezia Giulia”
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