Erano le 7,14 del mattino del 30 giugno 1908, a Tunguska, nella Siberia centrale, quando un contadino vide “il cielo che si spaccava in due, in alto sopra la foresta apparve un fuoco enorme da cui proveniva un calore tremendo. Poi il cielo si richiuse, si sentì un forte boato e la terra tremò“.
Gli effetti dell’esplosione potentissima furono avvertiti fino in Europa settentrionale e in Asia centrale: in alcuni luoghi si manifestarono enormi nubi argentee, in altri un’insolita luminosità del cielo notturno.
Con ogni probabilità si trattava dell’esplosione di un enorme meteorite o di una cometa per l’attrito con l’atmosfera terrestre, a 5-10 chilometri dalla superficie del suolo. L’esplosione abbatté decine di milioni di alberi su una superficie di più di duemila chilometri quadrati. Si trattava del più violento impatto di un oggetto cosmico avvenuto nell’atmosfera terrestre in tempi moderni.
Il luogo dell’esplosione (clicca qui per vederlo su Google Maps) fu individuato cercando l’origine delle onde sismiche: era un luogo remoto e disabitato della Siberia, dove il suolo paludoso rimane gelato 8-9 mesi l’anno. Se l’esplosione fosse avvenuta su un’area abitata avrebbe causato una catastrofe enorme, difficile da quantificare.
Numerose spedizioni scientifiche si sono succedute da allora per cercare comprendere quanto avvenne e ancora oggi non si è fatta piena luce. Le difficoltà sono in parte dovute all’isolamento della Siberia centrale e alle difficoltà per raggiungere il sito. L’interpretazione che trova un maggior numero di sostenitori è quella dell’asteroide roccioso che esplose e si vaporizzò ad alcuni chilometri dal suolo.
A pochi chilometri di distanza da quello che fu l’epicentro del terremoto si trova il piccolo lago Checko studiato da successive spedizioni di scienziati italiani e russi. La loro ipotesi, formulata in base ai risultati delle ricerche, è che il lago si sia formato sopra al cratere d’impatto di un frammento del meteorite esploso. Il lago ha infatti una caratteristica forma a imbuto tipica dei crateri d’impatto e la struttura dei suoi sedimenti non è coerente con il resto del territorio e presenta molto materiale organico.
Le spedizioni degli scienziati continuano anche un secolo dopo l’impatto, perché capire l’evento di Tunguska può aiutarci a far luce sugli effetti di impatti simili sulla Terra oltre a stimarne la frequenza, che si pensa sia da uno ogni 200 anni a uno ogni 1000 anni.