Il cambiamento nel ritmo di lavoro del cervello è stato documentato da alcuni ricercatori. A farlo sono stati David Melcher, professore del Centro mente e cervello dell’Universita’ di Trento, il post doc Martijn G. van Koningsbruggen, i due dottorandi Andreas Wutz ricercatore al Mit di Boston, ed Evelyn Muschter, insieme a Nathan Weisz, professore all’Universita’ di Salisburgo.“Questo studio – spiega Melcher – fa parte del mio progetto Erc ‘Costruzione della percezione spaziale e temporale'”.“Il problema di base e’ che noi umani, come tutti gli esseri viventi, dobbiamo basare tutta la nostra conoscenza ed esperienza sull’informazione che arriva dai sensi“, afferma Melcher.
“Questa informazione entra costantemente in un flusso sensoriale continuo e il nostro cervello deve creare delle unita’ di senso all’interno di questo flusso indifferenziato. Il nostro sistema percettivo – aggiunge – non registra gli stimoli sensoriali in modo analogo a un elettrocardiogramma, che restituisce una traccia continua sul monitor rappresentante il battito del nostro cuore. Quello che accade invece e’ che all’interno di un intervallo di qualche centinaia di millisecondi le diverse informazioni in arrivo dall’esterno vengono integrate dal nostro cervello in un unico percetto coerente“. “A seconda dei contesti, il cervello decide di integrare o separare i segnali sensoriali in gruppi coerenti in modo da poterli interpretare come appartenenti alla stessa unita’ di senso noi abbiamo mostrato che questa ‘scansione’ del tempo ha un ritmo e che quando spostiamo il nostro sguardo, con movimenti oculari, resettiamo questo ritmo“, conclude Melcher.