“Io sono il piu’ grande. L’ho detto persino prima di sapere di esserlo“. E’ una tra le frasi piu’ celebri di Muhammad Ali, la leggenda del pugilato che si e’ spenta all’eta’ di 74 anni dopo aver lottato per 3 decenni contro il Parkinson. Tre volte campione del mondo dei pesi massimi, e’ passato alla storia anche per le sue scelte di vita e la lotta contro le discriminazioni razziali. “Chi non e’ abbastanza coraggioso da assumersi le sue responsabilità non compirà niente nella vita“, ha detto Ali che si rifiuto’ di andare a combattere in Vietnam e che per questo venne condannato a stare tre anni lontano dal ring mentre era già numero uno. “I miei nemici sono i bianchi, non sono i vietcong il mio nemico, ne’ i cinesi ne’ i giapponesi. Siete voi i miei nemici quando voglio libertà, quando chiedo giustizia, uguaglianza“, rispose ad uno studente che gli contestava il suo rifiuto. “Dentro un ring o fuori non c’e’ niente di male a cadere. E’ sbagliato rimanere a terra“, ha sentenziato. “Fluttuare come una farfalla, pungere come un’ape“, era la ricetta del suo successo. “L’uomo che non ha fantasia non ha ali per volare” e “i campioni non si costruiscono in palestra. Si costruiscono dall’interno, partendo da qualcosa che hanno nel profondo: un desiderio, un sogno, una visione. Devono avere l’abilità e la volontà. Ma la volontà– spiegava – deve essere più forte dell’abilità“. E la storia gli ha dato ragione.