In relazione all’articolo pubblicato in data 16 giugno da MeteoWeb, “Alimenti: trovati in alcune merendine contaminanti tossici“, l’Unione Italiana per l’Olio Italiana Olio di Palma Sostenibile, chiarisce una serie di punti per i quali l’inchiesta realizzata da Altroconsumo è fuorviante e finisce per confondere il consumatore.
Di seguito, ecco le ragioni per le quali i test di Altroconsumo e l’inchiesta che ne consegue non risultano attendibili e significativi per l’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile.
- Se c’era un interesse genuino a informare i consumatori sulla presenza di contaminanti in alcune categorie di prodotto si sarebbero dovuti analizzare prodotti con e senza olio di palma. In maniera da far emergere, qualora esistesse, una effettiva maggiore pericolosità dei primi rispetto agli altri. Invece, nonostante la timida dichiarazione iniziale dell’articolo di Altroconsumo che anche gli altri oli possono contenere i contaminanti esaminati, nulla è stato fatto per un approfondimento in questa direzione. Altri hanno invece fatto queste verifiche, con risultati che contraddicono le tesi della ricerca di Altroconsumo.
- Sono totalmente assenti indicazioni sul metodo di analisi utilizzato, e sul laboratorio coinvolto. In questo modo non viene consentita nessuna verifica metodologica. Ed è un vero peccato, visto che in Italia esiste un solo laboratorio accreditato per fare questo genere di analisi. Eventuali altri laboratori, non avendo la necessaria esperienza in materia, potrebbero avere usato una metodologia che sovrastima la presenza di contaminanti.
- E’ assurdo che in base a un’analisi realizzata su una manciata di prodotti, Altroconsumo arrivi a fornire ai consumatori l’indicazione di non comprare più prodotti contenenti olio di palma. Seguendo questo metodo dovrebbe essere sconsigliata l’assunzione di tutti i prodotti alimentari che, per varie cause di processo, cotture incluse, presentano piccolissimi residui potenzialmente cancerogeni o genotossici. Consultando il sito dell’Efsa (ed in particolare il video sui contaminanti di processo https://youtu.be/yedloySByx4) si scoprirebbe che staremmo parlando dei piu comuni alimenti, alcuni dei quali vanto della nostra millenaria cultura! Al momento non esistono dei limiti di legge, bensì solo delle indicazioni circa l’assunzione giornaliera tollerabile di contaminanti – presenti negli oli e grassi vegetali e animali – calcolata sulla base dell’analisi del rischio. A una domanda di chiarimento fatta all’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), la risposta fornita è di tutt’altro genere: “L’EFSA non chiede il bando dell’olio di palma perché è difficile che concentrazioni pericolose siano raggiunte con la normale alimentazione; inoltre nello stesso studio si nota che negli ultimi anni il contenuto di queste sostanze nei prodotti industriali è drasticamente diminuito poiché le industrie hanno modificato i propri processi produttivi” (http://www.airc.it/cancro/disinformazione/olio-di-palma-cancerogeno/).
EFSA nel suo recente parere tecnico, dichiaratamente destinato alla Commissione Europea e non al consumatore, ha preso in considerazione i contaminanti “3MCPD e GE” e non l’olio di palma.
Riteniamo quindi che l’indagine avrebbe dovuto porre a confronto prodotti contenenti vari oli e grassi vegetali e animali, dal momento che tali sostanze si formano nella raffinazione e, in generale, nel trattamento termico di tutti gli oli e i grassi sia vegetali che animali. Solo cosi si sarebbe potuto offrire un contributo obiettivo e completo, soprattutto ai consumatori.