Protezione civile: “Il rischio esondazione dell’Arno non si potrà mai annullare”

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Obbiettivo è di imparare “a convivere con la condizione dell’ARNO, ben sapendo che non riusciremo mai ad annullare completamente il rischio, ma che tanto possiamo fare per ridurlo“. Lo ha detto il sindaco di Firenze, Dario Nardella, intervenendo al Forum internazionale della protezione civile sulla riduzione del rischio in corso nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. “Dobbiamo impegnarci per completare le opere di mitigazione della forza del fiume nel caso di piena: nell’autunno 2015, grazie all’impegno del governo Renzi, attraverso l’Unità di Missione per il rischio idrogeologico, sono stati stanziati 106 milioni di euro per il completamento delle quattro casse di espansione a monte di Firenze e l’adeguamento dell’invaso di Levane – ha aggiunto Nardella – Dopo troppi anni in cui, a causa di una sottovalutazione del problema e di lentezza e goffaggine burocratica, finalmente siamo al lavoro per ridurre concretamente il rischio“.

Abbiamo, inoltre, la necessità che la cittadinanza diventi sempre più attiva e partecipe delle attività di protezione civile – ha ricordato Nardella – Dobbiamo continuare nell’opera di informazione e comunicazione verso la cittadinanza, potenziando le tante iniziative che già abbiamo messo in atto: ricordo gli ottimi risultati dell’ultima esercitazione del 28 maggio scorso su una possibile esondazione del Mugnone, affluente dell’ARNO, oppure i programmi di educazione nelle scuole e la diffusione di buone pratiche tra la popolazione“. Per Firenze, ha ricostruito Nardella, “il pericolo naturale maggiore deriva dall’essere una città sviluppata in una stretta valle, circondata da colline, e attraversata nel suo centro storico da un fiume come l’ARNO, che ha dimostrato nel corso della storia un forte carattere torrentizio. Dal 1177, Firenze e le zone limitrofe hanno subito ben 64 inondazioni. Purtroppo noi tutti ricordiamo la tragica alluvione del 4 novembre 1966, di cui proprio in quest’anno ricorre il 50° anniversario“.

lunagarno voragine firenze2Quel giorno di 50 anni fa “l’asta principale del fiume subì una piena calcolata in 4.100 metri cubi al secondo, a fronte di una capacità di transito di 2.500 metri cubi. L’onda di piena si formò attraverso la caduta, in 28 ore, di 210 millimetri di pioggia sull’intero bacino. Su Firenze si rovesciarono 70-80 milioni di metri cubi di acqua, dopo che se ne erano già disperse molte decine di milioni nelle esondazioni che avevano colpito le città vicine“. Nel novembre del 1966, ha ricordato Nardella, “Firenze si sentiva impotente, devastata e ferita. Ma solo per poco. La cittadinanza seppe reagire con rapidità e compostezza: accanto a lei, come per miracolo, arrivarono tanti giovani dall’Italia e dall’estero, accorsi dopo che la notizia e le prime immagini si erano diffuse. Vennero chiamati ‘angeli del fango’, un’esperienza unica nel mondo, dalla cui potenza nacque anche la Protezione Civile italiana come la conosciamo oggi“. “Firenze, colpita al cuore, seppe così rialzarsi. Da quella catastrofe abbiamo imparato molto, soprattutto per il recupero e la conservazione del nostro patrimonio culturale. La scuola fiorentina di restauro di opere d’arte è diventata la prima nel mondo, sperimentando tecniche fino ad allora mai utilizzate“, ha continuato Nardella.

Per questa nostra storia riteniamo fondamentale investire sempre più attenzione e risorse alle politiche di riduzione del rischio idraulico e idrogeologico, e siamo fortemente impegnati nella conservazione e preservazione dei beni culturali a rischio“, ha osservato Nardella. Tra le tantissime attività che rientrano nel programma di commemorazione del 50° anniversario dell’alluvione dell’ARNO, spicca il nuovo incontro della piattaforma Unity in diversity, che si svolgerà tra il 2 e 4 novembre prossimi. Unity in diversity è un network nato nello scorso anno fra più di 80 città appartenenti a 60 paesi, con l’obiettivo di promuovere la pace e lo sviluppo, sociale ed economico, attraverso la valorizzazione del patrimonio culturale: l’edizione di quest’anno sarà incentrata proprio sulla resilienza e la prevenzione del rischio in difesa del patrimonio culturale, materiale e immateriale, sia dalle catastrofi naturali che dai danni causati dall’uomo, “affinché la resilienza non sia solo una qualità naturale delle nostre comunità, ma una vera e propria pratica di sistema“.

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