Lo starnuto parte quando i sensori nervosi che si trovano nel naso segnalano la presenza di particelle estranee. Scatta l’emergenza: il naso emette muco, i muscoli respiratori comprimono fortemente il torace e quelli che controllano le vie respiratorie le fanno chiudere. Quando la pressione dell’aria nei polmoni diventa troppo alta, le vie respiratorie si aprono espellendo con forza aria e particelle estranee. Lo spasmo che accompagna lo starnuto coinvolge parecchi muscoli, compresi quelli facciali, responsabili dello sbattimento degli occhi.
Il fatto di chiudere gli occhi durante uno starnuto probabilmente è un meccanismo biologico che serve a proteggerli. La sollecitazione di uno starnuto porta ad inalare circa 2,5 litri d’aria, che crea nei nostri polmoni un aumento di pressione all’incirca di 100 mm/hg. La nostra ugola e anche il palato reagisce a tutto ciò abbassandosi e dirigendo l’aria verso il naso e una parte, anche se minima, verso la bocca. Espellere dal naso le particelle richiede una pressione molto alta, che si trasforma in una velocità di espulsione di circa 160 km all’ora.
Chiudere gli occhi, allora, può servire a impedire che tale pressione possa danneggiare i dotti lacrimali. Quando questa raggiunge un livello troppo alto, ecco che si attua l’espulsione di tutto ciò che il naso e non solo non riesce a tollerare e quando accade ciò tanti muscoli sono coinvolti, anche quelli facciali che immediatamente, come si trattasse di un arco riflesso, provocano la chiusura degli occhi in modo da proteggerli da una spinta esagerata che li farebbe uscire dalle orbite.