Svelato il profilo segreto di Leonardo da Vinci: ecco com’è avvenuta la scoperta nel Codice Atlantico

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Questa è una delle sorprendenti novità che in questi ultimi anni si sono succedute, rivelandoci ogni volta un Leonardo da Vinci inedito. Lo studio del foglio 399 verso del Codice Atlantico ha condotto alla conclusione che il maestro abbia nascosto il proprio profilo rovesciato per così dire ”sotto l’ascella” della fanciulla che vi è ritratta di profilo”. Così la studiosa Carla Glori ripercorre con l’Adnkronos la scoperta del profilo di Leonardo nel Codice Atlantico. ”Per giunta – spiega – comparando il ”profilo nascosto” con quello della fanciulla si nota una straordinaria somiglianza, che nella parte inferiore del volto è addirittura una ”coincidenza” sovrapponibile, mentre la parte che va dalla base del naso alla fronte diverge solo quel tanto che permette di caratterizzare l’inconfondibile fisionomia di Leonardo stesso”. Insomma ”attraverso la variazione di alcuni tratti minimi, ha saputo rendere riconoscibile il proprio profilo, pur mantenendo simmetria dei tratti con il profilo della fanciulla, come se due volti identici si specchiassero in uno specchio sottilmente deformante. Quanto alle possibili obiezioni sul fatto che sia proprio il suo profilo la studiosa ribatte: ”la stessa domanda si è posta allorché nel 2009 Piero Angela, su un’ipotesi di Carlo Pedretti di alcuni decenni prima, ha scoperto l’autoritratto ”nascosto” sotto le scritte autografe del foglio 10 verso del Codice degli uccelli della Biblioteca Reale di Torino. Grazie alla collaborazione del ricercatore grafico dottor Sergio Frumento abbiamo effettuato non solo la comparazione dei due profili dell’Ambrosiana, ma anche ripetuto l’esperimento fatto da Angela e dal Ris di Roma, che in quel contesto ha portato in luce l’intera fisionomia nascosta di Leonardo”.

leonardo da vinci ritratto10Secondo la studiosa è importante sottolineare la ”facile ripetibilità di entrambi gli esperimenti che è una garanzia di scientificità. Inoltre anche nel caso precedente, il naso è stato il tratto fisionomico caratteristico che ha orientato l’identificazione. Poi si è proceduto a confrontare il reperto di profilo con l’Autoritratto di Torino e il Ritratto di Leonardo di profilo di Windsor attribuito al Melzi, e anche in tali casi si è avuta alta compatibilità. La certezza non è mai possibile per via di comparazione, ma pure nel nostro caso si può parlare di un grado di compatibilità tale da rendere possibile l’identificazione”. La ricercatrice spiega anche i motivi della somiglianza tra il profilo scoperto e quello della fanciulla. ”Nel foglio 399 verso la parte inferiore dei due volti, che va da sotto il naso a sotto il mento, presenta pressoché identità, mentre le fini varianti apportate superiormente al ”profilo celato” segnano la differenza. Resta un effetto complessivo di ”corrispondenze visive” che ci induce a percepire inequivocabile somiglianza”. Ma non solo anche ”le numerose pubblicazioni sull’automimesi in Leonardo sono utili a comprendere questo fenomeno. Lui stesso ha scritto di quell’impulso che subiva e combatteva, e che lo portava a proiettare la propria immagine nel ritrarre”. Glori ricorda che ”Lillian Schwartz nell’84 aveva posto in luce questa tendenza nel suo celebre esperimento di comparazione tra l’Autoritratto e la Gioconda. Nel disegno in questione lui parrebbe quasi giocare con questo ”impulso irrefrenabile‘, padroneggiandolo con una perizia che nel tempo aveva conquistato combattendolo. E’ la stessa abilità illusionistica che personalmente colgo nella Gioconda, la quale – come ci ha fatto sapere con buona approssimazione Pascal Cotte nel 2015 – prima aveva un volto diverso, trasformato dal Pittore: anche nel volto che vediamo al Louvre non è difficile percepire le similitudini con la fisionomia di Leonardo già evidenziate dalla Schwartz”. Ma perché Leonardo avrebbe disegnato il suo profilo in questo modo? ”Terrei fermo – spiega – il ricorrere in Leonardo del problema dell’automimesi. E non tralascerei il talento da grande illusionista espresso anche in campo teatrale che lo faceva abile nel nascondimento/svelamento e nella trasformazione delle forme. Invece evito di pronunciarmi sul significato da darsi alla somiglianza tra i due profili in quel disegno perché a mio avviso rientra nella cifra dell’enigma che, più o meno intensamente, contraddistingue tutto il suo lavoro in arte”. E sul fatto di nascondere il suo volto ”sotto l’ascella ” della fanciulla secondo Carla Glori ”si possono trovare molti significati non privi di risvolti enigmatici…”.

Per la Glori ”magari il suo era semplicemente un artificio anamorfico fine a se stesso. Va precisato però che lo schizzo del profilo rovesciato non ha niente di casuale perché la parte della gobba nasale che noi vediamo tracciata più chiara è formata da una incisione fatta sul foglio, e una linea incisa non ti sfugge né la fai per caso, ma è sempre intenzionale. Infine non abbiamo accesso alle sue intenzioni. Non si può dare un significato alla coesistenza di quei due profili simili sul foglio perché – per quanto stimolante e per certi versi affascinante – resterebbe un tentativo arbitrario”. Quanto alla serie di raffronti del profilo con la gioconda ”la considero una ramificazione collaterale dello studio di quel disegno, che fa principalmente capo alla scoperta primaria del ”profilo nascosto” e alla dimostrazione della sua alta compatibilità con l’Autoritratto e il Ritratto di Windsor, tale da consentirne l’identificazione con la fisionomia di Leonardo. Circa i raffronti operati sulla fanciulla, da tempo sostengo la tesi che la Gioconda sia in realtà Bianca Giovanna Sforza, primogenita del Moro, e quindi il mio interesse è stato attratto oltre che dall’aspetto della dama dell’Ambrosiana anche dalla datazione del foglio, che si colloca nel primo quinquennio del 1490 e più probabilmente tra il ’94/’95”. In particolare ”avevo notato che il naso della dama milanese era diritto e di forma allungata e che il ”tipo di donna” , serio e vagamente malinconico, privo di vistosi ornamenti, corrispondeva a quello della Gioconda, sia nella prima versione poi sovra-dipinta che nella versione definitiva che noi vediamo al Louvre. La datazione del foglio tra il 1494/95 e precisi dati biografici relativi a Bianca e Leonardo lasciano pensare che potrebbe essere Bianca/La Gioconda. Le comparazioni prodotte da Sergio Frumento sono volutamente essenziali, semplici accostamenti, ma rendono l’idea di una somiglianza in entrambi i casi”.

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