Bene la traccia scelta per il tema di argomento storico sul voto alle donne, ma la strada per la completa parità tra uomini e donne è ancora lunga. Ne è convinta Maura Misiti, ricercatrice dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Irpps-Cnr) e coautrice con Serena Dandini del testo teatrale ”Ferite a morte” sul femminicidio secondo la quale “sebbene i 70 anni di storia trascorsi da questa importante conquista per le donne abbiano portato molti cambiamenti, in Italia c’è ancora molto da fare per garantire la parità tra i sessi“. “L’elezione di due donne sindaco in grandi città italiane – sottolinea commentando la traccia – è un evento straordinario, ma la soddisfazione collettiva è contrappuntata dal rosario quotidiano delle donne uccise da mariti, fidanzati ed ex, dall’allarme per il crollo delle nascite, dai moniti dell’Europa sull’applicazione della legge 194 sull’aborto. L’elenco potrebbe essere lunghissimo – evidenzia – sono molti gli ambiti in cui le donne ancora soffrono del mancato riconoscimento di una loro piena cittadinanza attraverso l’affermazione e il godimento di diritti fondamentali come quello all’autonomia, al lavoro, alla maternità, alla salute“. Misiti confronta quindi la posizione del nostro Paese sulla base di statistiche che misurano la distanza tra donne e uomini in settori fondamentali. “Secondo il Global Gender Gap Index 2015, stilato dal World Economic Forum sulla base di quattro indicatori – lavoro, salute, istruzione, rappresentanza politica – l’Italia – riporta la ricercatrice – si trova al 71esimo posto su 136 Paesi per le pari opportunità“. “Siamo al 65esimo posto per quanto riguarda la scolarizzazione, al 72esimo per la salute, al 44esimo per l’accesso al potere politico e al 97esimo per la partecipazione alla vita economica. Solo il 51% delle donne – prosegue Misiti – lavora, contro il 74% degli uomini e un’italiana guadagna in media 0,47 centesimi per ogni euro guadagnato da un uomo. La disoccupazione femminile si attesta a oltre il 13%, due punti sopra quella maschile, con punte di quasi una donna su due fra le giovani in Meridione“. E ancora, denuncia Misiti “il divario tra madre e padre nei lavori domestici raggiunge con i figli piccoli anche le 40 ore alla settimana, contro le 11 ore della Svezia e le 20 ore di Francia e Stati Uniti. Tre quarti del lavoro domestico e due terzi delle cure parentali restano, inoltre, ancora sulle spalle delle donne, mentre gli uomini continuano a fare un uso molto ridotto delle misure di conciliazione vita-lavoro. Il divario retributivo di genere si attesta al 16% e quello pensionistico addirittura al 40%“. E non va meglio per quanto riguarda la presenza delle donne nei media: “Quasi mai – evidenzia ancora la ricercatrice – vengono invitate a titolo di esperte o opinion leader (16% vs l’84% degli uomini), mentre continuano facilmente a far notizia come vittime (nel 16% dei casi contro il 7% dei casi maschili). Se è vero, infine, che la presenza attuale di donne nei parlamenti nazionali (28,5%) è al livello più alto mai raggiunto, con il passo che ha tenuto negli ultimi 10 anni – conclude – il cambiamento in atto porterà alla piena eguaglianza tra uomini e donne solo nel 2051”.