Mentre si prepara per il gran finale, la missione Rosetta spara le sue cartucce migliori, durante quelle che sono forse le ore di vita più importanti della sonda ESA. Alle 12.30 del 30 settembre la cacciatrice di comete farà il suo ultimo viaggio, diretta su 67P Churyumov-Gerasimenko e in particolare sulla regione di Ma’at, situata nel lobo più piccolo della cometa e caratterizzata da alcuni crateri attivi.
Nell’attesa di questo epilogo, dopo dodici anni di onorato servizio nell’esplorazione dei corpi minori del Sistema Solare, qui sulla Terra continuano le analisi dei dati raccolti da Rosetta fino ad oggi. Uno studio appena pubblicato su Astronomy & Astrophysics offre una nuova prospettiva su quella che, se si parla di comete, è la regina delle domande: come nascono questi affascinanti oggetti celesti?
La possibile risposta – spiega l’ASI – arriva proprio all’indomani dell’addio definitivo a Philae, il piccolo lander di Rosetta che meno di due anni fa rese possibile il primo atterraggio della storia su una cometa e che da gennaio scorso aveva perso ogni contatto con la sonda: alle nostre 11 di mattina del 27 luglio è stato disattivato per sempre l’Electrical Support System, dispositivo a bordo di Rosetta che cercava di ristabilire i contatti con il lander.
Dopo la pioggia di saluti su Twitter con l’hashtag #GoodbyePhilae, si torna adesso a guardare con ottimismo alle ultime sorprese che Rosetta può riservarci.
A partire da questo tuffo indietro fino alle origini delle comete: analizzando le informazioni trasmesse dalla sonda ESA, un team di ricerca coordinato dal Jet Propulsion Laboratory del California Institute of Technology ha concluso che le comete derivano da materiale primordiale. Ovvero, contengono i ‘semi’ degli antichi resti dei materiali celesti che hanno dato vita al nostro sistema planetario.
Se confermata, questa teoria implicherebbe che le comete possono aiutarci a scoprire le proprietà della nebulosa da cui 4.6 miliardi di anni fa si sono formati il Sole, i pianeti e tutti gli altri piccoli corpi che ci circondano, fino a raggiungere la configurazione che osserviamo oggi.
L’ipotesi ‘rivale’ sostiene invece che le comete siano frammenti più giovani, risultanti dalla collisione tra corpi celesti vecchi e massicci come i cosiddetti oggetti transnettuniani.
“In entrambi i casi – commenta Matt Taylor, ricercatore ESA – le comete sono state testimoni essenziali dell’evoluzione del sistema solare. Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di effettuare misure dettagliate con Rosetta, che insieme alle osservazioni di altre comete raccolte in passato ci permettono di scoprire quale sia lo scenario più probabile”.
Durante due anni di permanenza della sonda attorno alla cometa 67P, il quadro che è emerso è quello di una struttura a due lobi con un’ampia stratificazione, bassa densità e alta porosità: tutte caratteristiche a favore del fatto che l’accumulo di materiale non sia avvenuto attraverso urti violenti, ma progressivamente nel corso del tempo.
Un’ulteriore prova arriva dall’analisi dei dati spettrali della composizione della cometa, da cui emerge che 67P è ricca di materiali volatili, come monossido di carbonio, ossigeno, azoto e argon.
Questo significa che si è formata a temperature estremamente basse, senza aver subito alterazioni termiche significative durante la maggior parte della sua vita: un altro dato a favore dellento accumulo di materiale, che avrebbe così permesso la sopravvivenza di elementi ghiacciati e volatili. Tutto insomma sembra escludere che la ‘culla’ delle comete sia un evento violento come la collisione di corpi.
“Pensiamo invece – conclude Björn Davidsson, prima firma dello studio – che i nuclei cometari siano cresciuti dolcemente, sopravvivendo sostanzialmente integri per 4.6 miliardi di anni: modello che è coerente con le osservazioni dettagliate di Rosetta”.
Un importante tassello dell’evoluzione del nostro sistema planetario potrebbe dunque svelarsi proprio grazie alla sonda ESA, a due mesi dal suo ultimo volo verso la cometa 67P.
E intanto è già pronta la colonna sonora per questo evento unico: arriva dalla stella dell’elettronica Vangelis, che ha appena annunciato un nuovo album ispirato a Rosetta. Data del lancio: 23 settembre, una settimana prima del viaggio finale.