“Se la percentuale di Thc rispetto agli altri cannabinoidi o rispetto al peso stesso secco dell’infiorescenza è molto elevata, è chiaro che gli aspetti psicotropi sono molto più alti e anche la potenzialità di dare dipendenza o altri effetti molto negativi aumenta“: lo afferma a Radio Vaticana Vincenzo di Marzo, ricercatore Cnr, tra i massimi esperti degli effetti che i cannabinoidi possono avere sul corpo umano. “Le varietà come per esempio quella che viene conosciuta con il nome di ‘Shank’ possono superare anche il 10%, 20% di Thc in relazione al peso, mentre la cannabis tradizionale raramente superava il 2-3% di Thc. Quindi, parliamo di quantità di Thc dieci volte superiore a quelle che si utilizzavano ad esempio negli anni ’60 o ’70. Esistono degli studi condotti sull’uomo che indicano che l’utilizzo continuo, eccessivo, di preparati a base di Thc possono portare ovviamente effetti sulla cognizione, sulla memoria e sulla percezione anche di lunga durata“. “Poi ci sono anche i cosiddetti cannabinoidi sintetici: bisogna stare particolarmente attenti a questi ultimi perché, ovviamente, si tratta di molecole sintetiche, disegnate per essere potenti sul cosiddetto ricettore del Thc anche cento volte più potenti del Thc stesso. Chiaramente di queste molecole si conosce ancora poco la tossicologia, ma è facile prevederne effetti molto più drammatici rispetto al Thc stesso“. “Si possono avere dei disturbi anche profondi dello sviluppo neuronale. Questo, ovviamente, ancora una volta si verifica quando si utilizzano dosi molto elevate di Thc. Il Thc come molecola non è un attivatore molto potente dei ricettori degli endocannabinoidi presenti nel cervello, però è chiaro che se si consumano alte dosi di Thc si possono avere degli effetti sullo sviluppo neuronale molto profondi“.