L’endometriosi è una malattia ancora poco conosciuta che colpisce le donne in età fertile. Controverse le cause della sua insorgenza.
CAUSE: Una delle teorie più accreditate riconosce la causa dell’endometriosi nelle mestruazioni retrograde: il flusso mestruale, a volte, può percorrere il percorso inverso a quello corretto, risalendo le tube e disperdendo cellule uterine al di fuori dei consueti tessuti.
Una seconda ipotesi prevede che le cellule responsabili vengano disperse in alcune regioni dell’organismo trasportate dai vasi linfatici e dal torrente circolatorio.C’è poi chi ipotizza che alcune donne possiedano fin dalla nascita degli impianti di cellule uterine esternamente all’utero.
FATTORI DI RISCHIO: Tra i fattori di rischio: l’età (l’endometriosi pelvica colpisce tipicamente donne di 25-30 anni, mentre le forme extrapelviche si manifestano in donne di 35-40 anni), familiarità (il rischio aumenta di molto se madre, sorella o figlia hanno l’endometriosi), mestruazioni iniziate precocemente, cicli mestruali corti (meno di 27 giorni), mestruazioni abbondanti e prolungate oltre i 7 giorni, nessuna gravidanza, esposizioni ambientali durante lo sviluppo intrauterino (es. agenti chimici quali la diossina).
SINTOMI: Nel 20-25% dei casi, l’endometriosi non dà sintomi. La sintomatologia della malattia è caratterizzata da dolore pelvico cronico, soprattutto in coincidenza con le mestruazioni (dismenorrea), alterazioni del ciclo, infertilità e, in alcuni casi, tumefazioni (masse) pelviche dolenti. Spesso possono essere presenti anche dolori pelvici tra una mestruazione e l’altra, più frequentemente nel momento dell’ovulazione, o premestruali. È inoltre presente dispareunia, ovvero dolore intenso durante i rapporti sessuali a livello dell’introito vaginale, della vagina o a livello pelvico, che si accentua in fase premestruale. Le lesioni sull’intestino crasso o sulla vescica possono provocare dolore durante la defecazione, sanguinamento rettale durante le mestruazioni o dolore durante l’emissione di urina.
DIAGNOSI: Nell’iter diagnostico, molto importante è l’anamnesi accurata della paziente. l secondo step è l’esame fisico della paziente, che può permettere di diagnosticare localizzazioni endometriosiche a livello del setto retto vaginale, sulla cervice uterina o a livello dei fornici vaginali. L’esame fisico può inoltre rilevare particolari “fissità” degli organi pelvici, che devono far sospettare la presenza di endometriosi. Uno strumento molto importante di diagnosi è l’ecografia trans vaginale; in casi molto selezionati può essere richiesta una RMN della pelvi. Lo strumento che meglio di ogni altro permette di rilevare l’endometriosi e di stadiarla è la laparoscopia. La laparoscopia è una tecnica chirurgica cosiddetta non-invasiva, nella quale, attraverso l’introduzione di una sonda collegata a una telecamera, nell’ombelico, è possibile visualizzare gli organi pelvici e, se necessario, sottoporli a interventi operativi. Attraverso la laparoscopia è possibile diagnosticare endometriosi in pazienti non sintomatiche, confermare la diagnosi ecografica di endometriosi o visualizzare i piccoli impianti peritoneali non visualizzabili con l’ecografia transvaginale. Infatti, la laparoscopia, attraverso il suo potere di magnificazione, permette l’individuazione di noduli endometriosici anche molto piccoli.
CURA: Nella prima fase della malattia è possibile intraprendere una terapia farmacologica utilizzando gli estroprogestinici e i progestinici che possono ridurre la mestruazione, arrestare l’ovulazione e l’ipoestrogenismo. La terapia medica riesce a mantenere la malattia in uno stato di “stand-by”; è efficace sulla sintomatologia ma non sul decorso della malattia. L’intervento chirurgico, indicato per stadi avanzati, stadi precoci che non migliorano con la terapia medica, quando vi è associata la sterilità; può essere effettuato in tre modi: laparotomia, una tecnica molto invasiva, indicata quando l’endometriosi è estesa notevolmente oppure è situata in zone difficilmente raggiungibili con altri metodi; laparoscopia, una tecnica di elezione per l’endometriosi perché consente di asportare le lesioni in modo preciso con un metodo meno “pesante” rispetto la laparotomia (riducendo la perdita di sangue nel corso dell’intervento, riducendo il dolore post-operatorio, la degenza e la convalescenza, arrecando un minor danno estetico) ; la robotica, un’evoluzione della laparoscopia, utilizzata però in pochissimi ospedali, che consente una maggior precisione di intervento ed è indicata quando occorre raggiungere zone molto delicate all’interno dell’addome.