‘Marine Rubbish‘, il documentario del Cnr che illustra i danni dell’inquinamento da plastiche nelle acque del Mediterraneo, a maggio è stato selezionato nell’ambito della 19esima edizione di CinemAmbiente – Environmental Film Festival di Torino e ad agosto sarà presente in altre due importanti rassegne: il Life afteroil international film festival di Stintino (4-7 agosto 2016) e il Clorofilla film festival, promosso da Legambiente e in programma a Porto Cesareo (Lecce, 5-15 agosto 2016). Riconoscimenti che testimoniano la crescente sensibilità e interesse per i problemi legati alla presenza di plastica e altri materiali antropogenici in mare, questioni che interessano il Mediterraneo come altre acque del Pianeta.
Il documentario, prodotto dalla Web tv del Cnr, è stato ideato da Silvia Merlino dell’Istituto di scienze marine (Ismar) del Cnr e da Mascha Stroobant del Distretto ligure per le tecnologie marine (Dltm), per la regia di Cecilia Cinelli e il montaggio di Sara Bonatti e Saul Carassale. Le riprese hanno interessato la zona del Santuario dei cetacei, compresa fra Toscana, Liguria e Francia, grazie alla partecipazione dei parchi nazionali dell’Arcipelago Toscano e delle Cinque Terre e di quelli regionali di Migliarino-Massaciuccoli-San Rossore e di Portovenere e Isola Palmaria.
“Con ‘Marine Rubbish’ abbiamo voluto richiamare l’attenzione sulle coste più vicine a noi, con l’obiettivo di far capire che il problema affrontato è globale e coinvolge i mari e le coste di tutto il mondo. Solo nel Mediterraneo, i dati emersi da varie campagne oceanografiche ci hanno portato a stimare la presenza media di 25 rifiuti galleggianti per chilometro quadrato, con punte che arrivano a 160: rapportata a tutta l’area, la stima delle macroplastiche (rifiuti antropogenici di dimensioni superiori a 2 cm) in mare è di oltre 60 milioni di oggetti”, spiega Merlino.
Meno evidente, ma non meno dannosa, è la presenza di microplastiche. “Vedere pesci e altri animali intrappolati in sacchetti o reti e carcasse di uccelli marini che rivelano ampie quantità di plastica al loro interno può risultare scioccante, ma anche le microplastiche rappresentano un enorme problema”, continua la ricercatrice. “Le analisi dei campioni effettuate dai ricercatori Ismar hanno evidenziato la presenza di almeno un frammento per metro quadrato, il che porta a stimare che vi siano in media oltre un milione di microplastiche per chilometro quadrato: queste ultime sono particolarmente pericolose perché vengono facilmente scambiate per plancton o cibo dai pesci, con inevitabili ripercussioni sulla catena alimentare di tutto l’ecosistema marino”.
Il documentario evidenzia le azioni di ricerca messe in atto dal Cnr e da istituti universitari, attività che vanno dal monitoraggio dei rifiuti, che permangono sulle spiagge e vengono sottoposti a degradazione e frammentazione, alle tecniche radar che in futuro potrebbero essere utilizzate per l’osservazione del flusso di rifiuti immessi in mare, fino alla ricerca di nuovi materiali biodegradabili. Ma soprattutto pone l’attenzione sulla necessità di promuovere una maggiore conoscenza dell’ambiente marino nelle nuove generazioni, attraverso percorsi scolastici mirati e mediante una più stretta e continua collaborazione fra mondo della ricerca, amministrazioni locali, parchi marini e associazioni di volontariato.
“Parte del nostro lavoro ha coinvolto studenti di istituti superiori di Parma e La Spezia, con l’intento di far vivere ai ragazzi esperienze di scienza partecipativa o citizenscience. Oggi, la possibilità che il documentario possa raggiungere un pubblico più ampio attraverso queste importanti rassegne cinematografiche nazionali è un ulteriore traguardo, che va nella direzione della sensibilizzazione della società a tutti i livelli”, conclude Merlino.
Tradotto in francese e presto in inglese, il video è stato proiettato anche al decennale della Notte dei ricercatori di Bruxelles, promosso nel 2015 dalla Commissione Europea.
Per saperne di più: – http://www.cnrweb.tv/marine-rubbish/