La proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis, come previsto da calendario, approda in Aula alla Camera, ma solo per la discussione generale. Tutto, infatti, verrà rinviato a settembre, a partire dalle questioni pregiudiziali che sono state presentate da Area popolare. A confermarlo è il capogruppo Pd in commissione Giustizia a Montecitorio, Walter Verini. Poco meno di 2mila emendamenti e incognita sui numeri. Sono questi i due principali motivi che hanno indotto la maggioranza a far slittare a settembre le votazioni. Vista la situazione di alta incertezza e, soprattutto, le divisioni forti interne alla maggioranza di governo, con Area popolare schierata contro il provvedimento – sono sue la maggior parte delle richieste di modifica e le questioni pregiudiziali, che a questo punto verranno sottoposte al voto dopo l’estate – e alcuni Pd contrari alla legalizzazione, si rinvia tutto per evitare il rischio di incidenti prima della chiusura dei lavori per la pausa estiva.
“Oggi la legge sulla legalizzazione delle droghe leggere e’ formalmente all’ordine del giorno. Questo semplice fatto sta aprendo un dibattito sui media e nel paese che mai vi sarebbe stato. Solo per questo, ed e’ davvero solo l’inizio, bisogna guardare con grande speranza ai possibili esiti del l’iter legislativo“, scrive su Facebook Roberto Giachetti. Il vicepresidente Pd della Camera rivendica che “oggi e’ un inizio di straordinaria importanza che solo a pensarci qualche mese fa sembrava impossibile. La determinazione delle nostre convinzioni ed il rispetto anche delle posizioni contrarie che si sono manifestate e si manifesteranno sono certo contribuiranno a realizzare una bella pagina parlamentare e politica“. Intanto, le polemiche sono già serrate. “Con un’indecente forzatura, arriva oggi in Aula alla Camera il provvedimento sulla legalizzazione della cannabis. E’ inaccettabile che di fronte ad un tema cosi’ delicato, che mette in gioco anche il diritto alla salute dei cittadini, si decida, contro tutto e contro tutti di portare il testo in Aula senza mandato al relatore“, accusa Renato Brunetta.