Pasta amica della linea, Divella: “Non fa ingrassare? Sai che scoperta”

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Dietro ogni pacco di pasta ci sono le calorie: 380 per 100 grammi. Se una dieta ne prevede 1200, è chiaro che non fa ingrassare, per arrivarci ce ne vuole“. Semplice e diretto l’ex parlamentare e imprenditore Francesco Divella, parlando all’Adnkronos, si dice stupito di come ci sia voluto tanto tempo per capire che “la pasta è amica della linea, bastava leggere dietro la confezione, ora l’hanno scoperto?“.
La prova scientifica delle virtù di spaghetti, mezze maniche e rigatoni è arrivata, infatti, solo qualche giorno fa, da uno studio, condotto dal Dipartimento di Epidemiologia dell’Irccs Neuromed di Pozzilli. “Certo poi dipende dal condimento – aggiunge Divella -, se la condisci con la salsiccia e altri ingredienti non proprio dietetici, allora non è più così dietetica. Parlo di un buon piatto di pasta con un sugo semplice come pomodoro e basilico“.
Racconta poi la sua esperienza personale. “Quando ero a Roma mangiavo un piatto di pasta e una birra piccola a pranzo, la sera un po’ di carne e verdure – racconta sorridendo – e dimagrivo un chilo e mezzo a settimana ogni volta che venivo nella Capitale. Il dolce, il vino a tavola, magari più di un calice a cena, a quelli bisogna stare attenti e magari fare un po’ di attività fisica in più quando si esagera“.
Il nutrizionista – Non fa ingrassare, ma quanta pasta si può mangiare per non esagerare? “La razione è di 80 grammi mediamente da cruda che corrisponde a circa 200 da cotta – dice all’Adnkronos il Professor Pietro Antonio Migliaccio, medico nutrizionista, specialista in Gastroenterologia e presidente della Società Italiana di Scienza dell’Alimentazione –, ma tutto dipende dal condimento. Se lei la fa al pomodoro con un cucchiaio d’olio e di formaggio va benissimo, con l’amatriciana e la carbonara il discorso può cambiare“. Molta gente non sa quanto possa far bene un bel piatto di pasta, commenta il nutrizionista, da mettere in tavola “anche due o tre volte alla settimana“. “Questo alimento – aggiunge -, con i suoi carboidrati complessi a lento assorbimento, evita repentini picchi glicemici e, rispetto ad altri ricchi di zuccheri, garantisce un prolungato senso di sazietà grazie alla presenza dell’amido“.
pastaceliaciI pastai – L’industria italiana della pasta, rileva l’Associazione dell’Industria del Dolce e della Pasta Italiane (Aidepi), ha preservato la propria tradizionale posizione di preminenza con oltre 3.246.490 tonnellate di pasta, prodotte nel 2015, per un valore di mercato da 4.747 milioni di euro pari a +3% rispetto al 2014. Il consumo pro-capite nel nostro Paese è stato pari a 23 chili e mezzo sempre l’anno scorso. Le esportazione sono state molto elevate nel 2015 pari a 1.823.964 tonnellate di pasta, destinate all’estero. In testa alla classifica dei Paesi importatori di pasta la Germania, il Regno Unito e Francia. Quarto mercato Stati Uniti e Giappone in quinta posizione. In pratica più della metà della nostra produzione di pasta di qualità, di tutti i formati, finisce sulle tavole straniere” dicono dall’Aidepi.
Il consumo ideale – Negli ultimi anni “è stata demonizzata, in particolare negli Stati Uniti, a vantaggio di regimi alimentari proteici. Ma la nostra ricerca dimostra che quella della pasta era una cattiva reputazione priva di fondamento“. Ad analizzare con l’AdnKronos Salute i risultati dello studio, condotto dal Dipartimento di Epidemiologia dell’Irccs Neuromed di Pozzilli, è Licia Iacoviello, capo del Laboratorio di Epidemiologia molecolare e nutrizionale del Neuromed. Che spiega: “Il nostro studio ci dice che” spaghetti e rigatoni “non fanno ingrassare, se consumati con moderazione e nello stile mediterraneo“. Inoltre, aggiunge, “la pasta ideale è al dente e con condimenti come pomodoro, olio extravergine, pesce e verdure“. “Questo perché – sottolinea la ricercatrice – la pasta al dente, come emerge da altri studi in letteratura, ha un minor indice glicemico; la pasta lunga come gli spaghetti ne ha uno leggermente migliore di quella corta, e i sughi tipici italiani abbinano correttamente ai carboidrati vegetali e pesce“. Quanto al momento ideale per concedersi un piatto di pasta, per Iacoviello “si tratta il pranzo. E questo non sulla base della nostra ricerca, ma della letteratura disponibile. Infatti quella dei carboidrati è un’energia prontamente disponibile, e a pranzo può essere ‘bruciata’ facilmente per le attività quotidiane“.
‘Promossa’ anche dal mondo dello sport – Fabio Pigozzi, presidente della Federazione internazionale di medicina dello sport, rettore e professore ordinario di Medicina interna all’università degli studi Foro italico di Roma, conferma la ‘rivincita’ di spaghetti e penne rigate sui chili di troppo. “La ricerca – commenta Pigozzi all’Adnkronos Salute – dimostra ancora un volta come la dieta mediterranea abbia un ruolo strategico per il mantenimento dello stato di salute e come la pasta non abbia affatto un effetto negativo sulla forma fisica. Dipende ovviamente dalla quantità che se ne assume e dal condimento che la accompagna: è diverso il discorso per due etti di rigatoni alla pajata o un etto di spaghetti al pomodoro fresco“. “Ma sta di fatto che la pasta, insieme al riso e alle patate in altre aree geografiche, rimane l’alimento migliore nella dietetica applicata allo sport: questi cibi sono sempre presenti nel pasto principale prima della competizione per la loro facile digeribilità. Nella strategia di un pasto pre-competitivo, che va consumato 3 ore prima della gara – prosegue l’esperto – è infatti necessario assumere cibi di facile digeribilità, e la pasta offre tutte quelle caratteristiche per mantenere uno stato energetico ottimale“. Il medico sottolinea infine “l’importanza nello sportivo di una dieta equilibrata, ben bilanciata e con un uso cauto di integratori: lo standard abituale dell’atleta a tavola deve essere ‘classico’, e la pasta è la scelta numero uno, senza alcun timore che possa far ingrassare“. (AdnKronos)

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