Va da sé che l’eruzione dei supervulcani non sia cosa da poco, e gli scienziati avvertono che un evento catastrofico simile potrebbe verificarsi in futuro: un nuovo studio, pubblicato su PLOS ONE, mostra che avremo solo un anno per prepararci, da quando i primi segni di un eruzione saranno visibili.
Una nuova analisi microscopica dei cristalli di quarzo estratti da un sito interessato da una violenta eruzione vulcanica avvenuta 760.000 anni fa nella California orientale, suggerisce che avremo un “preavviso” di soli 12 mesi prima che avvenga un’eruzione devastante. Nella ricerca, Guilherme Gualda della Vanderbilt University e Stephen Sutton della University of Chicago ipotizzano che le super-eruzioni non richiedano molto tempo per dare luogo all’esplosione, anche se sono necessari decine di migliaia di anni per giungere a quel momento.
A differenza delle “comuni” eruzioni, queste esplosioni sono tra le più devastanti in assoluto, e generano un grado di distruzione che può rasare al suolo continenti, innescare nuove ere glaciali, e potenzialmente mettere fine alla civiltà come noi la conosciamo. Avvengono quando il magma nel mantello risale fino alla crosta ma non riesce a creare una breccia fino in superficie. La pressione aumenta con l’accumulo del magma finché la crosta cede: il risultato è appunto un’esplosione che può essere definita “catastrofica“, in quanto nei casi peggiori, un supervulcano può espellere oltre 1000 km3 di ceneri nell’atmosfera.
Il nostro pianeta ha subito varie eruzioni del genere: il Taupo in Nuova Zelanda ha eruttato 26.500 anni fa ed i Campi Flegrei 40.000 anni fa. Altre super-eruzioni si sono verificate in Indonesia (vulcano Toba) 75.000 anni fa e nel 1815 (vulcano Tambora). Il supervulcano di Yellowstone ha eruttato tre volte nell’ultimo milione di anni, e si teme possa accadere ancora. Com’è facile comprendere, le super-eruzioni fanno parte della naturale geologia della Terra: il problema non è capire se accadranno, ma quando.
Come suggeriscono i riferimenti temporali, le super-eruzioni si evolvono su scala di lungo periodo, ma il nuovo studio di Gualda e Sutton dimostra che lo stadio finale non richiede affatto un lungo lasso di tempo. “L’evoluzione di una super-eruzione è caratterizzata da eventi che si verificano in periodi di tempo differenti. Ora abbiamo dimostrato che il processo di decompressione, che rilascia le bolle di gas che generano l’eruzione, inizia meno di un anno prima dell’eruzione,” spiega Gualda.
Gli scienziati sono giunti a questa conclusione analizzando piccoli cristalli di quarzo prelevati nella Long Valley Caldera che si è formata circa un milione di anni fa. Analizzandoli sono stati in grado di determinare il lasso di tempo tra il collasso e l’esplosione: oltre il 70% dei cristalli ha mostrato che è di meno di un anno (i cristalli di quarzo si accrescono maggiormente nei giorni e nei mesi prima di un’eruzione).
Secondo i ricercatori è possibile rilevare i segni di un evento imminente registrando dalla superficie l’espansione del magma, ma molto lavoro c’è ancora da fare per individuare i segnali più importanti e comprendere con precisione cosa indicano in riferimento ad un’esplosione.