Una sola parola: ‘MiROvaR’. E’ la firma molecolare che identifica le forme più aggressive di tumore ovarico: l’ha scoperta un team di scienziati italiani dell’Istituto nazionale tumori (Int) di Milano. Gli esperti, coordinati da Delia Mezzanzanica, hanno analizzato i microRna – piccole molecole la cui funzione è quella di regolare l’espressione di molti geni e quindi il comportamento delle cellule – per caratterizzare da un punto di vista molecolare il carcinoma ovarico. Un minuzioso lavoro di ricerca che ha portato a individuare MiROvaR, una firma molecolare basata sull’espressione di 35 microRna e in grado – spiegano gli autori dello studio multicentrico tutto tricolore, nato dalla collaborazione di tre istituti e pubblicato su ‘The Lancet Oncology’ – di identificare in modo molto accurato il rischio di ricaduta delle pazienti sin dal momento della diagnosi. Dopo una necessaria validazione, questo tipo di analisi permetterebbe di inserire le donne più a rischio in protocolli di trattamento più aggressivi per ritardare o bloccare la ripresa del tumore. Per arrivare alla scoperta, sono servite le competenze biomolecolari, bioinformatiche e cliniche dell’Int e la collaborazione con più settori dello stesso Irccs – il Dipartimento di oncologia sperimentale e medicina molecolare, la struttura di Chirurgia ginecologica – e con altri centri italiani di eccellenza per questa patologia, in particolare l’Irccs Centro di riferimento oncologico di Aviano e l’Irccs Istituto nazionale tumori Fondazione Pascale di Napoli. Lo studio è stato finanziato dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) e dalla Fondazione Cariplo. “Il carcinoma ovarico – spiega Mezzanzanica, responsabile della Struttura di terapie molecolari all’Int di Milano – è un tumore poco frequente ma ad elevata mortalità. E’ di difficile diagnosi, caratterizzato da un’elevata eterogeneità sia patologica sia molecolare, e tende a ripresentarsi dopo la chemioterapia sviluppando resistenza ai trattamenti farmacologici. Questo tumore rimane la prima causa di morte dei tumori di tipo ginecologico. Negli ultimi anni si stanno studiando le sue caratteristiche molecolari per capire al momento della diagnosi quali siano i tumori più aggressivi, cioè quelli che diventano resistenti alla chemio e recidivano più rapidamente, per migliorare il trattamento“. MiROvaR è stato sviluppato partendo dall’analisi di campioni di carcinoma ovarico raccolti grazie all’impegno del gruppo ‘Mito’ (gruppo multicentrico italiano per il disegno di trial clinici di TUMORI ginecologici). “La sua efficacia nel prevedere il rischio di ricaduta di malattia – approfondisce Mezzanzanica – è stata poi verificata complessivamente in quasi 900 casi di carcinoma ovarico mettendo a disposizione della comunità scientifica internazionale la più ampia collezione di dati sull’espressione di microRna al momento disponibile per questa patologia“. L’analisi affrontata in questo studio, puntualizzano gli autori, potrebbe consentire, una volta inserita nella pratica clinica, importanti risultati nella lotta al carcinoma ovarico: “L’identificazione precoce delle pazienti ad alto rischio di ricaduta di malattia permetterà di inserirle in protocolli di trattamento più aggressivi così da colpire il tumore in modo più deciso e ritardarne o bloccarne la ripresa – conclude – L’impiego di MiROvaR nella pratica clinica potrà comunque avvenire solo a seguito di ulteriori verifiche della sua precisione predittiva“. (AdnKronos)