Nella giornata di ieri una spettacolare “squall line” (linea temporalesca), di origine frontale (poiché collegata al passaggio di un esteso fronte freddo nei bassi strati), lunga diverse centinaia di chilometri, dalla Polonia fino al nord della Russia europea, ha duramente colpito molti paesi dell’Europa orientale, con forti temporali, grandinate, intensa attività elettrica e fortissimi colpi di vento legati ai “downbursts” delle singole “Cellule temporalesche”. I fenomeni più violenti hanno interessato proprio le Repubbliche Baltiche, in modo particolare l’Estonia, e gli Oblast’ della Russia occidentale, dove i forti rovesci di pioggia, accompagnati da intense raffiche di vento, localmente anche oltre i 100 km/h, hanno cagionato non pochi danni. Persino a Mosca, dove nel pomeriggio di ieri il passaggio della vasta “squall line” è stato preceduto da un potente “downburst” che oltre a rendere la pioggia orizzontale, riducendo sensibilmente la visibilità, ha sradicato decine di alberi, ed in qualche caso è riuscito a danneggiare i tetti di alcune abitazioni.
La presenza di questi violenti “downbursts”, che hanno prodotto notevoli danni e ingenti disagi in molte città di Estonia e Russia occidentale, inclusa la capitale Mosca, può essere spiegata dal fatto che all’interno della “squall line” erano presenti diversi “bow echos”.
Parliamo di temporali associati a “squall Line” che assumono la classica forma di un arco, e dove si manifestano, spesso davanti il muro che precede i forti rovesci di pioggia, violentissimi “downbursts”. Uno di questi “downbursts” si è abbattuto su Mosca e nelle località limitrofe, dove il temporale è stato preceduto da violente raffiche di vento che hanno superato i 100 km/h.
La “squall Line”, che ha assunto la caratteristica di “bow echo”, ha attraversato la regione di Mosca, una delle più popolose della Russia, causando molti danni.
Questi fenomeni temporaleschi spesso rappresentano delle vere e proprie linee temporalesche, o meglio estese “linee di groppo”, che possono estendersi per centinaia di miglia lungo le pianure degli USA, causando numerosi danni a seguito dei forti rovesci di pioggia, delle grandinate, dei rapidi e improvvisi colpi di vento prodotti dai “downbursts” (che possono raggiungere l’intensità di un uragano).
Nelle praterie centrali degli Stati Uniti, la più grande fabbrica di “supercelle” del pianeta, poiché terreno di scontro tra le fredde e secche masse d’aria provenienti dal Canada centrale con quelle molto più calde e umide che risalgono dal Golfo del Messico, questo tipo di temporali (di natura non “supercellulare”) prende il nome di “derecho”.
Un termine anche quasi disconosciuto in Europa, pur trattandosi di temporali molto frequenti anche sul nostro continente, a differenza di quanto si possa (erroneamente) pensare. Qui cercheremo di analizzare le dinamiche che favoriscono la nascita di questi potenti sistemi temporaleschi, capaci di arrecare ingentissimi danni e purtroppo anche vittime. Il “derecho” in genere sorge in un’area di divergenza del vento nei livelli superiori della troposfera. Tale area di divergenza del “getto polare” deve sovrastare una regione dove prevale un flusso di aria calda e molto umida nei bassi strati (avvezione calda), a seguito di una ondata di calore (“heat waves“) o una rimonta calda e umida in risalita dal Golfo del Messico.
La sovrapposizione dell’area di divergenza del “getto” al di sopra di una intensa avvezione calda spesso produce una zona di profonda convenzione (dove si manifestano forti moti ascensionali) che può favorire l’insorgere di intensi sistemi temporaleschi a mesoscala, capaci in seguito di unirsi in un fronte continuo. Una volta formato il fronte temporalesco si unisce in un unico blocco muovendosi velocemente, seguendo l’andamento delle correnti nella media e alta troposfera. Gli eventi di “derecho” più intensi si verificano soprattutto in estate, specialmente nei mesi di Giugno e Luglio, nelle aree caratterizzata da un forte “Wind Shear verticale” (variazioni di velocità e direzione del vento man mano che si sale di quota).
A differenza delle tradizionali “squall line” (o linee di groppo) il “derecho”, durante la sua avanzata verso est o nord-est, in direzione della costa atlantica statunitense, o sulle pianure dell’Europa centro-orientale, assume la forma di un arco o di una prua di una nave più o meno pronunciata. L’insorgenza di questo arco, che rappresenta la parte avanzate del fronte temporalesco, è originata dalla formazione di un’area di pressione molto più elevata nella parte sommitale del sistema convettivo a mesoscala avanzante.
Questa area di alta pressione si forma a causa del forte movimento discendente presente dietro la linea di groppo che attiva potenti “downburst” che spesso escono per diversi chilometri dalla linea del fronte avanzante, anticipando l’imminente arrivo dei temporali. Le dimensioni di questo arco possono variare a seconda delle situazioni, variazioni significative possono indebolire o estinguere quasi del tutto il “derecho”.
Durante la stagione invernale i “derechos” generalmente si sviluppano all’interno di un flusso di venti da sud-ovest nella media e bassa troposfera, in un contesto di moderata instabilità atmosferica e alti valori di “Shear verticale” del vento (più di 20 m/s in più i 5000 metri). Secondo i meteorologi statunitensi del National Weather Service un episodio di “derecho” è classificato come un esteso e lungo fronte temporalesco che è preceduto o accompagnato da forti colpi di vento, che raggiungono e superano i 50 nodi, circa i 93 km/h (58 mph).
Tali velocità, davvero considerevoli, devono presentarsi lungo l’intero arco del fronte temporalesco che deve mantenersi in vita per un periodo di almeno 6 ore.
Proprio per questi motivi il “derecho” può riuscire a compiere più danni di una tempesta tropicale o un vero e proprio uragano visto l’estensione dei forti colpi di vento e i forti fenomeni precipitativi che ne fanno seguito.
I “derechos” sono in possesso di un’alta velocità di propagazione e di una rapida crescita in avanti.
Hanno un aspetto distintivo radar (noto come un arco), con diverse caratteristiche uniche, come la manifestazione di due o più “downbursts” di fila.
All‘interno di un nucleo temporalesco si possono raggruppare più “downbursts“, creando dei “macrobursts“.
Questi rettilinei campi di vento possono superare i 160 km/h, mentre nei casi estremi, come quello del 30-31 Maggio del 1998 fra il sud del Canada e l’area dei Grandi Laghi, le raffiche di vento prodotte dai “macrobursts” possono divenire talmente violente toccando i 250 km/h, sradicando interi boschi, causando ingentissimi danni alle abitazioni.
I “derechos” tendono a fornire la stragrande maggioranza di condizioni estreme di vento su gran parte del territorio in cui si verificano.
I dati raccolti dal Servizio Meteorologico Nazionale degli Stati Uniti e da altre organizzazioni di meteorologia, mostrano che una grande fetta del territorio del centro-nord degli Stati Uniti, del Canada e di gran parte della superficie dei Grandi Laghi, si può aspettare colpi di vento superiori, dai 135 km/h ai 190 km/h, almeno una volta ogni 50 anni.
Questa raccolta dati comprende pure le potenti tempeste di vento prodotte dai profondi “gradienti barici orizzontali” prodotte dal passaggio di profondissimi cicloni extratropicali e altre da fonti barocline.
Sugli USA solo le coste che si affacciano sul Golfo del Messico o all’Atlantico, vedi soprattutto le Everglades, possono sperimentare condizioni eoliche ben più estreme durante il “landfall” di grandi uragani che raggiungono la 4^ categoria della Saffir-Simpson, con venti medi sostenuti capaci di oltrepassare la soglia molto pericolosa dei 220 km/h. Sul vecchio continente, invece, gli eventi di “derecho” rimangono ancora molto più rari.
Eppure nell’ultimo decennio, al seguito di ondate di calore sempre più potenti e durature nel tempo su vaste aree del continente, sempre più spesso si è creato l’ambiente adatto per lo scoppio, tavolta improvviso, di violentissimi temporali, organizzati in “squall Line” pre-frontali, con all’interno due o più “bow echos”. Quest’ultimi, rimanendo attivi per almeno 6 ore, con potentissimi “downbursts” che precedono o accompagnano le forti precipitazioni, possono addirittura riuscire ad evolvere in “derecho”, divenendo molto pericolosi e distruttivi se la traiettoria seguita li spinge verso aree densamente abitate o grandi centri urbani.