Un corpo celeste particolarmente caldo con temperature che raggiungono anche 450°C, avvolto da uno spesso strato di nubi e caratterizzato da un intenso effetto serra: è questo il ritratto con cui è conosciuto Venere, il secondo pianeta del Sistema Solare.
Nuovi particolari hanno arricchito l’identikit di Venere e si devono alle osservazioni della sonda ESA Venus Express (in basso a destra) che ha puntato il suo sguardo elettronico sul manto nuvoloso, riuscendo a cogliere informazioni preziose anche sulla superficie del pianeta. Per la prima volta – spiega l’ASI – è stato possibile stabilire una correlazione tra condizioni atmosferiche e crosta di Venere.
“Influence of Venus topography on the zonal wind and UV albedo at cloud top level: the role of stationary gravity waves” è l’articolo dedicato ai risultati della ricerca, pubblicato recentemente sulla rivista Journal of Geophysical Research – Planets.
Venus Express, lanciata nel 2005 e operativa sino al dicembre 2014 quando la sonda si è immersa nell’atmosfera del pianeta, ha consentito di effettuare delle osservazioni a lungo termine sui parametri climatici di Venere. In particolare il team di ricerca ha preso in considerazione i dati raccolti tra il 2006 e il 2012 dagli strumenti VMC (Venus Monitoring Camera) e SPICAV (SPectroscopy for Investigation of Characteristics of the Atmosphere of Venus).
Gli studiosi si sono concentrati principalmente su tre aspetti dell’atmosfera nuvolosa del corpo celeste: la velocità della circolazione dei venti, la quantità di acqua presente all’interno delle nubi e la loro brillantezza, soprattutto nello spettro dell’ultravioletto. Questi tre aspetti, secondo gli autori della ricerca, sono in qualche modo correlati alle peculiarità dellasuperficie del pianeta.
E’ stato rilevato, ad esempio, che le nuvole di Venere contengono acqua sotto forma di vapore e che soprattutto l’area vicino all’equatore ne presenta una notevole concentrazione. Questa zona si trova proprio al di sopra di Afrodite Terra, una catena montuosa che si innalza fino a 4500 metri di altitudine. L’alta percentuale di vapore appare connessa all’aria ricca di acqua che dalla parte bassa dell’atmosfera si spinge verso l’alto, un fenomeno che gli studiosi hanno chiamato ‘fontana di Afrodite’. Inoltre, i dati hanno evidenziato che le nuvole a valle della ‘fontana’ riflettono meno luce ultravioletta rispetto ad altre zone e che i venti locali soffiano più lentamente in paragone alle aree circostanti.
Secondo i ricercatori, queste peculiarità sono da ricondurre a un unico processo causato dalla spessa atmosfera di Venere, vale a dire le onde di gravità (in alto a sinistra). Si tratta di un fenomeno atmosferico riscontrato anche sulla Terra, specie nelle zone montane, che si presenta quando l’aria si increspa al di sopra di aree accidentate. Le onde di gravità si propagano verticalmente, diventando sempre più ampie finché non si infrangono sulla parte più alta delle nuvole, come avviene per le onde del mare sulla costa.
La ricerca ha contribuito a delineare un ritratto più preciso di Venere e più in generale ha confermato che le caratteristiche di superficie di un pianeta possono coinvolgere in maniera significativa la circolazione atmosferica e le condizioni climatiche.