L’Appennino è sempre più croce e delizia d’Italia. Delizia per le sue bellezze, il suo fascino tipicamente montanaro, la sua artistica urbanizzazione intrisa di storia e arte, la sua gente pura, forte e genuina, la sua bellezza selvaggia e incontaminata. Croce per i terremoti che sempre più spesso si stanno concentrando in quest’area del Paese, dopo il disastro del 1980 in Irpinia, il terremoto di Umbria e Marche nel 1997, quello di L’Aquila nel 2009 e adesso ancora una volta il cuore dell’Italia in quest’Agosto 2016.
Siamo esattamente nelle zone più centrali del Paese, e mai come stavolta possiamo parlare di “croce e delizia”. Già, perchè la faglia che ha provocato il terremoto che ha distrutto Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto è proprio una delle più note e famose del mondo, perchè visibile in superficie nel suggestivo scenario dell’altopiano di Castelluccio di Norcia.
Quell’enorme – e famosissima – frattura sulla Cima del Redentore, una delle vette del massiccio del monte Vettore sui monti Sibillini, è proprio la faglia di 4 chilometri che ha generato il sisma magnitudo 6.0 della notte del 24 agosto. La Cima del Redentore si trova a 2.448 metri di altitudine ed è uno dei punti più famosi per gli appassionati di montagna e natura appenninica: siamo sul Monte Vettore, noto per il suo fascino soprattutto nel versante occidentale, quello che si affaccia sull’altopiano di Castelluccio di Norcia. La faglia si trova intorno ai 2.000 metri di altitudine, e interrompe bruscamente la dolcezza della parete completamente priva di vegetazione. Proprio sulla faglia è disegnato il sentiero chiamato “Strada delle Fate“.
Intanto la sequenza di aftershock prosegue dopo circa 38 ore dalla scossa. Gli aftershock più forti della sequenza si stanno concentrando alle due estremità della faglia, verso Norcia a nordest e Amatrice a sudovest.