Le aree adatte alla coltivazione di caffè potrebbero dimezzarsi da qui al 2050 a causa del cambiamento climatico, causando un aumento dei prezzi e un abbassamento della qualità del prodotto. Lo rivela il rapporto ‘A Brewing Storm’ del Climate Institute di Sydney. A rischio i mezzi di sostentamento di oltre 120 milioni di persone, tra cui alcuni tra i più poveri al mondo, collegati al settore del caffè.
“L’aumento delle temperature e gli eventi meteo estremi taglieranno le aree adatte alla produzione fino al 50%, riducendo la qualità del caffè e aumentando i prezzi al consumo“, dicono i ricercatori. “I consumatori dovranno affrontare la riduzione delle scorte, l’impatto su sapore e aromi e l’aumento del prezzo“, sottolinea John Connor, a capo dell’Istituto.
La crescita delle temperature e i cambiamenti nei modelli climatici – fa sapere l’Istituto – hanno già colpito le attività in molte zone nei Paesi chiave per la produzione di caffè come Messico, Guatemala e Nicaragua, aumentando l’incidenza di malattie e parassiti, che influiscono su rendimenti e qualità.
Il caffè è un’industria globale da 19 miliardi di dollari. Più di 2,25 miliardi di tazzine vengono consumate nel mondo ogni giorno e la produzione è più che triplicata dal 1960. Tuttavia l’80-90% dei 25 milioni di produttori di caffè sono piccoli proprietari, tra i più esposti agli effetti dei cambiamenti climatici, avvertono i ricercatori. “Generalmente vivono e lavorano in una cintura che comprende circa 70 Paesi, principalmente in via di sviluppo, tra cui Guatemala, Brasile, Vietnam, Colombia, Etiopia e Indonesia. Il cambiamento climatico minaccia il loro mondo“, dicono gli studiosi.
Senza azioni significative contro il cambiamento climatico – avverte Connor – gli agricoltori dovranno spingere la produzione su territori riservati ora ad altri usi come la conservazione della natura e delle foreste. “Entro il 2080 il caffè selvatico, importante risorsa per gli agricoltori, potrebbe sparire“, conclude. (AdnKronos)