Scatta in Italia il divieto ad utilizzare il glifosato nelle coltivazioni in pre-raccolta “al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura”, ma occorre ora adottare coerentemente misure precauzionali sull’ingresso in Italia di prodotti stranieri trattati con modalità analoghe come il grano, utilizzato per la pasta, proveniente da Usa e Canada dove viene fatto un uso intensivo del glifosato proprio nella fase di pre-raccolta per seccare e garantire ‘artificialmente‘ un livello proteico elevato. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’entrata in vigore in Italia da domani del decreto del ministero della Salute che, in attuazione del regolamento Ue 1313 del primo agosto scorso, ha disposto la revoca delle autorizzazioni all’immissione in commercio e modifica delle condizioni d’impiego di alcuni prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosato, sospettato di essere cancerogeno.
Il decreto ministeriale – si legge ancora nella nota – obbliga all’inserimento nella sezione delle prescrizioni supplementari dell’etichetta in caso di impieghi non agricoli, della seguente frase: “Divieto, ai fini della protezione delle acque sotterranee, dell’uso non agricolo su suoli contenenti una percentuale di sabbia superiore all’80%; aree vulnerabili e zone di rispetto, di cui all’art.93, comma 1 e all’art.94, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152“. Infine, il decreto ministeriale ordina la revoca, sempre da domani, della “autorizzazione all’immissione in commercio ed impiego di 85 prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosato ed il coformulante ammina di sego polietossilata“.
“Con questa scelta l’Italia si conferma all’avanguardia in Europa e nel mondo nelle politiche rivolte alla sicurezza alimentare ed ambientale, ma non siamo all’altezza nella difesa dei cittadini se non verranno bloccate le importazioni dai Paesi che continuano ad utilizzare il glifosate in preraccolta“, ha commentato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, per poi sottolineare che “l’agricoltura italiana è la più ‘green’ d’Europa con il divieto all’utilizzo degli Ogm e il maggior numero di aziende biologiche ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi quattro volte rispetto alla media europea (1,4%) e di quasi 14 volte quella dei prodotti extracomunitari (5,7%)”.