Il colesterolo ‘cattivo‘ Ldl “più basso è, meglio è“: si basa sul principio della maggiore riduzione possibile del principale fattore di rischio cardiovascolare, ovvero l’ipercolesterolemia, la revisione dei limiti indicata dai cardiologi europei riuniti a Roma per il congresso Esc 2016, in chiusura oggi. “Il trattamento delle malattie cardiovascolari – ha spiegato all’Adnkronos Salute Francesco Romeo, direttore della cardiologia del Policlinico Tor Vergata di Roma – si è dimostrato la principale ragione dell’aumento dell’aspettativa di vita ottenuta in questi anni. L’incidenza della malattia, però, non si è ridotta. E’ fondamentale, quindi, agire sulla prevenzione dei principali fattori di rischio. E i più importanti, soprattutto per la malattia coronarica, sono i livelli di colesterolo, al secondo posto c’è il fumo, poi il diabete, l’ipertensione e l’obesità“. Per quanto riguarda l’ipercolesterolemia, al congresso Esc “sono state emanate linee guida – continua Romeo – che tendono a stabilire il principio che ‘più basso è meglio è’. Ed è stato identificato un range, da 70 a 100 milligrammi per decilitro, che indica i livelli di colesterolo Ldl ottimale per tutti. Nei pazienti ad alto rischio, in particolare, è necessario rimane verso i limiti inferiori, 70 o anche meno. In passato si era molto più ‘liberali’ e veniva ritenuto accettabile anche un valore di 130 nelle persone a medio rischio. Un limite davvero inaccettabile alla luce delle attuali conoscenze“. E a chi sostiene il pericolo di una eccessiva medicalizzazione, il cardiologo ribatte: “Abbassare i limiti aiuterà a ridurre l’incidenza della malattia coronarica, quella che, in ambito cardiovascolare, continua a mietere più vittime. Si tratta quindi uno strumento di prevenzione importante“. Per abbassare i livelli di Ldl “fino ad ora – spiega Romeo – avevamo a disposizione, come farmaci, le statine, che sono stati una pietra miliare nel trattamento delle dislipidemie e di conseguenza nella prevenzione sia primaria che secondaria cardiovascolare. Oggi, per i pazienti che non raggiungono il target, abbiamo a disposizione nuovi medicinali, gli anticorpi monoclonali anti PcsK9, una proteina che interferisce nel metabolismo dei recettori Ldl, rendendoli meno disponibili quindi meno abilitati a ridurre i livelli di colesterolo Ldl“. Inibendo la proteina PcsK9, continua Romeo, “normalizziamo i valori del colesterolo. E l’aggiunta di questi anticorpi alla terapia tradizionale con statine riesce a raggiungere il target in tutti i pazienti. Al momento, però, queste terapie piuttosto costose vengono erogate, per problemi economici, solo a pazienti che hanno l’ipercolesterolemia familiare, una forma molto grave che si correla con lo sviluppo molto precoce di malattia coronarica, una condizione che è responsabile di tutti gli incidenti coronarici“, conclude Romeo ricordando anche il ruolo del ‘colesterolo buono’: “L’Hdl ha sicuramente un effetto protettivo. E i suoi livelli possono essere aumentati, attraverso corretti stili di vita, incrementando l’attività fisica. E, in questo caso, è l’unico modo, perché i farmaci che nel tempo sono stati usati per aumentarlo sono stati poi messi di parte per i loro effetti collaterali“. (AdnKronos)