Cuore più a rischio in estate: occhio al caldo e agli sforzi. E ai primi sintomi sospetti, chiamare immediatamente il 118. “Solo questo consente di accedere al ‘fast-track’ dell’infarto, un percorso salva-cuore dedicato per le emergenze, che consente di evitare le tappe del pronto soccorso. Battere l’infarto sul tempo, prima cioè che possa causare un danno irreversibile al muscolo cardiaco, può infatti cambiare la storia della malattia“, raccomanda Giuseppe Musumeci, presidente del Gise (Società italiana di cardiologia interventistica), in concomitanza con il primo grande esodo vacanziero. Quanto sia importante agire rapidamente lo sanno bene gli almeno 33 mila pazienti infartuati italiani. Quelli che, al primo segnale di probabile attacco cardiaco – riconoscibile da un dolore toracico opprimente al centro del petto, irradiato al braccio sinistro, e da una sudorazione fredda – sono stati avviati dal mezzo di soccorso del 118 direttamente in uno dei 272 laboratori di emodinamica distribuiti tra le strutture cardiologiche sul territorio, di cui 188 attivi 24 ore su 24. Sono laboratori in grado di praticare d’urgenza, in qualsiasi momento del giorno e della notte, un intervento di angioplastica coronarica. Oggi il palloncino o lo stent sono garantiti a quasi il 70% dei pazienti infartuati, rispetto al 35% del 2008. “La velocità è tutto – sottolinea Musumeci – e consente di salvare molte vite“. Grazie al ‘fast track’ si registra un 70% di pazienti salvati e il 20% di morti in meno all’anno. L’angioplastica, spiega l’esperto, “è diventata una pratica sicura, efficace, raffinata, sempre più mini-invasiva. Come la stessa cardiologia interventistica, capace oggi di agire in tempi brevissimi – ovvero entro le 6 ore dai primi sintomi iniziale – in presenza di infarto miocardico acuto con interventi e percorsi dedicati“. Questo ha permesso di “abbassare sensibilmente il tasso di mortalità sia intraospedaliera, assestatosi intorno al 4% contro il 25% degli anni ’70, sia per malattie cardiovascolari, sceso a 220 mila decessi l’anno rispetto ai 260 mila degli anni ’80. Dati comunque elevati che confermano le patologie cardiovascolari come prima causa di morte in Europa, Italia compresa, interessando il 46% della popolazione“, ricorda. “A maggior rischio – prosegue Musumeci – gli uomini dopo i 45 anni, specie se con familiarità per malattia cardiovascolare, portatori di altre patologie come diabete, ipercolesterolemia, ipertensione, accaniti fumatori di sigaretta, amanti della dieta grassa e della vita sedentaria. Tutte caratteristiche che, con l’approssimarsi della stagione estiva, del caldo, del bel tempo e del desiderio di iniziare senza allenamento un’attività, anche piccola, possono sommarsi e diventare molto pericolose“. (AdnKronos)